Il precario che punta al posto fisso
Destro, che fatica avere un maglia

Il precario che punta al posto fisso Destro, che fatica avere un maglia
di Mimmo Ferretti
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Mercoledì 15 Ottobre 2014, 05:52 - Ultimo aggiornamento: 12:32
Possibile, ci si chiede, che Mattia Destro venga chiamato in Nazionale da Antonio Conte e, in due partite contro le modeste Azerbaigian e Malta, non riesca a trovare spazio neppure per un secondo? Possibile, poi, che il ct lo abbia addirittura relegato al ruolo di riserva della riserva? Prima giocano Zaza e Immobile, poi entra Giovinco, quindi è il turno anche di Pellè: Mattia non gioca mai. E, a questo punto, non si capisce perché Conte continui a chiamarlo. Sarebbe stato meglio lasciarlo a Trigoria a lavorare con Rudi Garcia, o no? Perché tra una partita non giocata dietro l'altra, trasferimenti a raffica e allenamenti blandi, Mattia ha, di fatto, perso dieci giorni di attività. Un danno per lui e per la Roma, chiamata a disputare, a partire da sabato contro il Chievo, sette partite in 23 giorni. E pensare che, numeri alla mano, nessuno come Destro - tra i convocati di Conte - avrebbe meritato di andare in campo: il romanista (2 reti) in campionato viaggia alla media di un gol ogni 136,5 minuti, Zaza (1) segna ogni 409', Immobile (1) nella Bundesliga ogni 275', Pellè (4) in Premier ogni 157,5' mentre Giovinco non ha ancora segnato e ha giocato solo novanta minuti.



Storia curiosa, la sua. Nella Roma, per un motivo o per un altro, non è mai stato considerato un titolare: prima Zdenek Zeman poi Garcia, non gli hanno mai affidato con fiducia le chiavi dell'attacco. Ha sempre dovuto accontentarsi, Destro, di apparizioni parziali e raramente continue, di scampoli di partite, di comparsate in luogo di questo o quello. Non ha giocato poco, dopo esser rientrato dall'infortunio al ginocchio patito nel gennaio del 2013, ha anche segnato parecchio ma non ha mai avuto la certezza del posto. E, probabilmente, non ha mai sentito suo il ruolo di centravanti della Roma. Questione di concorrenza? Forse. Questione tattica? Anche questo, forse. Mattia è un centravanti vero, nulla a che vedere con il falso nueve e, per questo, ha bisogno di una squadra che intorno a lui giri in un modo ben preciso. Ha segnato la quasi totalità dei suoi gol (eccezione fatta per quello contro il Verona...) da dentro l'area di porta avversaria, non è uno spaccaporte ma conosce bene l'arte di fare gol: lui è il classico finalizzatore, non è uno che si costruisce il gol. Nella Roma 2014-15 finora o ha giocato lui oppure Totti e la sensazione (netta) è che sabato contro il Chievo lui sarà in campo dal primo minuto. Forse con il capitano al fianco o forse no, ma Rudi ha intenzione di proporre Mattia dal primo minuto come già accaduto nelle ultime due esibizioni all'Olimpico, contro Cagliari e Verona, salutate dall'ascolano con due reti. Perché, tra una chiacchiera e l'altra, Mattia è, con Florenzi, il miglior marcatore romanista in campionato. E questo non può non contare, alla vigilia della super sfida contro il Bayern Monaco che Destro, per un motivo o per un altro, non ha ancora assaggiato.