Il Milan di Pippo capolista dei grandi bluff mediatici

Il Milan di Pippo capolista dei grandi bluff mediatici
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 10 Novembre 2014, 05:56 - Ultimo aggiornamento: 10:00
Il Milan è vivo, dicono i giornali sportivi. E' una squadra vera, dice Inzaghi. A Genova meritava di vincere, dice sempre Inzaghi. Sogno la finale di Champions 2016 che si disputerà a Milano, dice Berlusconi. Poi uno guarda la classifica e scopre che – ma quale Champions – il Milan al momento non sarebbe neppure in Europa League. Escluso dalle competizioni europee per il secondo anno consecutivo. Nelle ultime quattro partite ha raccolto più complimenti che punti. Tre pareggi e una sconfitta, accompagnati da incoraggiamenti al di là di ogni logica critica e calcistica. Anche nel caso del kappaò di San Siro con il Palermo la giustificazione di Inzaghi è stata presa per buona: un normale incidente in un percorso di crescita, capitano giornate così e poi quell'autogol all'inizio ci ha tagliato le gambe. Prima c'erano stati i pareggi di Cagliari (Zeman meritava di vincere) e quello interno con la Fiorentina (una partita quasi senza tiri in porta). Dopo è arrivato il 2-2 di Marassi grazie a un rigore casuale. Nessun progresso. I soliti errori in difesa, la solita mancanza di intensità e qualità a centrocampo, i soliti strappi in attacco, propiziati da un giocatore di talento ma poco continuo. Come l'anno scorso. L'anno scorso la scheggia impazzita era Taarabt, quest'anno Menez.



Eppure, a Milano e dintorni c'è la convinzione che sia più in crisi l'Inter. Sarà la simpatia mediatica di cui gode SuperPippo, saranno le dosi massicce di ottimismo somministrate da Berlusconi con le sue visite del venerdì, resta il fatto che l'ambiente rossonero è superprotetto da una cortina di sorrisi. Si respira una serenità che mal si concilia non solo con la classifica, ma anche con la qualità dello spettacolo offerto a un pubblico super paziente e fiducioso. Chissà che invidia il povero Seedorf, costretto pochi mesi fa a lavorare con l'ossessione di imboscate interne. Ebbene, la media punti del Milan di Seedorf era 1,84 a partita, quella del Milan di Inzaghi è 1,54.

L'unica nota positiva di questo avvio di campionato è il risveglio di El Shaarawy, un talento di cui il calcio italiano ha bisogno. Il resto è déjà vu: l'affannosa rotazione dei difensori centrali alla ricerca della stabilità perduta, la mancanza di idee in mezzo al campo, il dibattito sulla necessità di una prima punta di peso. Nessuno ha ancora capito che calcio gioca il Milan. Inzaghi parla solo di spirito di squadra. E gli spiriti di un nuovo fallimento rischiano di materializzarsi.