milioni di euro dovrebbe colorare tutte le partite, d’accordo, eppure Bale rimane comunque un ragazzo di 24 anni, forse anche poco incline ad un rapido ambientamento.
La partita di sabato sera tra il Madrid e il Valladolid (4-0) ha detto. Cristiano Ronaldo era in tribuna per un infortunio. E, nell’ordine, Gareth ha opportunamente segnato di testa, con il destro e con il sinistro: ha agito sulle due corsie, si è accentrato per innescare i compagni, e non ha brontolato specie quando ha dovuto aiutare la squadra nella fase di non possesso. Formidabile. Bale, fra l’altro, ha realizzato la propria prima tripletta con i colori del Real, la terza della carriera: l’ultima, giusto per avere un’idea, risaliva al 26 dicembre del 2012, Aston Villa Tottenham 0-4, quasi un anno fa.
«Sono vicino al 100% della forma, ma devo continuare a lavorare, è chiaro. Ora mi sento parte della squadra e mi sto divertendo. Tutti mi hanno appoggiato», ha sussurrato dopo la gara del Bernabeu. Bale, si diceva, aveva incontrato diverse difficoltà all’inizio dell’esperienza spagnola. La squadra di Ancelotti stentava, ad esempio, la forma fisica del gallese era incrinata da un problema muscolare, il malcontento madridista montava. Poi, all’opposto, ecco la rinascita. Anche il Madrid, per la verità, ha cominciato a convincere da qualche settimana, e l’interrogativo è dunque diventato duplice. Il Real Madrid ha spiccato il volo grazie a Bale o Bale ha spiccato il volo grazie al Real Madrid? Solo Ancelotti, forse, sa. Quanto a Gareth, alcune cifre offrono di sicuro una chiave di lettura. Il gallese ha firmato sette gol durante i 632 minuti giocati nella Liga, uno ogni 90’ esatti, già; nove reti totali, Champions inclusa; sei assist; e ha peraltro trovato la via della porta per otto volte nelle ultime sette partite. Niente male. E non basta, ovvio. Addirittura il 58% dei tiri nello specchio tentati da Gareth ha portato a un gol. Implacabile, indispensabile, vestito di bianco. Un treno.
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