«Il consenso a Tavecchio è figlio della distribuzione delle risorse della A alle altre Leghe: gli elettori hanno paura che arrivi il cambiamento e si arroccano sulle loro posizioni», ha detto intervenendo a Domenica Sport, su Radio Rai.
«L'annuncio del Cesena? Purtroppo, sono situazioni non controllabili da parte nostra - ha detto il presidente dell'Asssocalciatori, che sostiene la candidatura di Albertini - In partenza, Tavecchio era già presidente, ora non si sa chi sarà eletto: chiunque sia, non avrà compito facile. Il vero problema del calcio italiano è stato evidenziato da questa campagna elettorale: troppi interessi individuali, troppo pochi quelli che considerano la Federazione come la casa di tutti.
Siamo abituati agli interessi personali o di piccoli gruppi, non si riesce a pensare positivo e ad elaborare un programma sportivo che abbia al centro il campo di gioco; anche così si spiegano gli ultimi dietrofront, un consenso che prima si dà e poi si toglie, tutto frutto di un lavoro dietro le quinte».
«Gli elettori - ha aggiunto Tommasi - hanno paura che accada il cambiamento, e si arroccano sulle loro posizioni. La paura è che il cambiamento sia una perdita di potere. E spesso con la longevità istituzionale si rischia di non essere freschi, al momento di voltare pagina. Magari si gira quella di sinistra, invece dell'altra, e si torna qualche anno indietro...».
Infine l'argomento razzismo. «Quando Tavecchio ha pronunciato quella frase - la conclusione di Tommasi - eravamo in piena campagna elettorale: sanzionarla avrebbe voluto dire mettere a rischio la corsa verso il voto. Domani, chiunque sarà il presidente, avrà il tema della lotta al razzismo da affrontare: e forse lo farà in modo più lucido».
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