Serie A e il problema dei ritiri estivi: saranno a porte chiuse

Serie A e il problema dei ritiri estivi: saranno a porte chiuse
di Emiliano Bernardini
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Domenica 9 Agosto 2020, 07:29
Niente da fare: gli stadi restano a porte chiuse. Almeno fino al 7 settembre, giorno in cui scadrà l’attuale Dpcm. Stessa situazione per gli allenamenti «degli atleti professionisti e non degli sport individuali e di squadra sono consentiti all’aperto, senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli vigenti». Il caso più grande è quello legato ai ritiri estivi nei quali di fatto non sarà consentita la presenza dei tifosi. Un grosso problema per le squadre e per le località che le ospitano. Di sicuro se ne discuterà parecchio. Per quanto riguarda invece gli stadi, per ora di riaprire non se ne parla. L’obiettivo è quello di far tornare il pubblico in concomitanza con l’inizio del prossimo campionato di serie A fissato il 19 settembre. Chiaro che tutto sia legato inevitabilmente alla curva dei contagi. La Figc insieme alla Lega di A ha presentato un protocollo per l’accesso agli impianti. La volontà è quella di aprire al 40% del pubblico a seconda del tipo di stadio. Per ora il Dpcm apre le porte, a decorrere dal primo di settembre solo «a singoli eventi di minore entità che non superino il numero massimo di 1000 persone per gli stadi all’aperto e di 200 spettatori per quelli al chiuso. La presenza di pubblico è consentita solo in quei settori dove si potrà prenotare il posto con dei biglietti nominali e con il giusto distanziamento sociale». Se dovessero esserci eventi straordinari che superino questi numeri il Presidente della Regione può presentare uno specifico protocollo valido solo per l’evento da sottoporre al Comitato Tecnico Scientifico Nazionale ai fini dello svolgimento della manifestazione. Una buona notizia soprattutto per i dilettanti. «Un passaggio fondamentale ora siamo davvero pronti a ricominciare» il commento del presidente della LND, Sibilia.

Sì PER L'ITALIA A FIRENZE
L’Italia potrà giocare a Firenze. Il via libera è arrivato dal Dpcm che consentirà dunque alla Nazionale di Mancini di giocare al Franchi la gara di Nations League del 4 settembre contro la Bosnia. Il Consiglio dei Ministri ha accolto il suggerimento fatto dalla Figc per consentire alla Nazionale di non traslocare all’estero. «Primo passo per ripartire tutti. Ottima sinergia con Spadafora» ha detto il presidente della Figc. Di fatto come si legge al punto i) del Dpcm «per consentire lo svolgimento di manifestazioni che prevedono la partecipazione di persone provenienti da paesi per cui l’ingresso in Italia è vietato o c’è l’obbligo della quarantena, all’ingresso in Italia dovranno esibire il risultato del tampone naso-faringeo effettuato non più di 48 ore prima dell’arrivo in Italia». La delegazione poi vivrebbe in una bolla fino alla sua ripartenza. Risolto un problema per il calcio italiano se ne pone un altro. 

LA COPPA ITALIA VA A MILANO
Una battaglia ancora molto forte è quella sulle date. Il 23 maggio, scelto per l’ultima giornata della serie A 2020-21, crea forti discussioni. La Figc vorrebbe anticipare di una settimana. Un favore del numero uno federale, Gravina al Ct Mancini (i rapporti tra i due sono tesi per via di un ritocco d’ingaggio rimasto in sospeso) in vista dell’inizio dell’Europeo. Ma c’è di più perché la Uefa ha chiesto che lo stadio Olimpico venga lasciato libero dal 18 maggio proprio per allestirlo in vista dell’inizio della rassegna iridata. Un problema per Lazio e Roma. Si ripete il pasticciaccio già accaduto questa stagione per cui le due squadre dovranno giocare l’ultima giornata entrambe in trasferta. Non solo perché la finale di Coppa Italia sarebbe costretta a traslocare a Milano (meno probabile Napoli). Addio, almeno per quest’anno, all’Olimpico. Il 19 maggio ad ospitare l’ultimo atto del trofeo Nazionale sarà San Siro. Uno scippo alla Raggi proprio a pochi giorni dalle elezioni regionali. La Lega però sembra inflessibile. Entro la prossima settimana si deciderà. 
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