Apertura invece sull'altro tema caldo, ovvero la riduzione degli ingaggi. «Ci siamo parlati e capiamo la situazione dei proprietari dei club: quando finirà l'emergenza tutti ci avremo rimesso qualcosa - spiega Rincon -. Noi giocatori siamo disponibili a parlare con il presidente e venire incontro alla società: si dovrà trovare una soluzione consensuale. Bisogna parlarsi, capire se si gioca o no: in serie B molti ragazzi non guadagnano così tanto». Nella situazione surreale dettata dall'isolamento contro la pandemia, il centrocampista granata ammette di essere tra quelli che si possono «lamentare di meno». Per questo ha voluto aiutare chi se la sta passando male, aprendo una raccolta fondi con lo slogan 'Combattiamo insiemè. Un aiuto concreto all'Italia, il suo Paese d'adozione. Nella testa, ma soprattutto nel cuore, non può però non avere anche il Venezuela. «Alla gente del mio Paese dico di stare a casa, perché il coronavirus non può proprio essere sottovalutato. Purtroppo, anche alla luce della crisi economica, cominciano a mancare delle cose e c'è il rischio che le persone si muovano. In questi giorni penso a chi ha perso il lavoro: non voglio parlare della situazione politica venezuelana, anche se stiamo passando l'era più difficile della nostra storia recente. Ma il virus è arrivato e questo aggrava la crisi, che è sotto gli occhi di tutti ed è oggettiva. La gente sta a casa, non lavora, manca la luce: le due cose sommate rendono tutto più difficile».
Parla con orgoglio del suo Venezuela, «ricco di cultura, fatto di uomini colti e grandi leader, come Simon Bolivar.
In tanti sono dovuti andare a cercare fortuna altrove perché la crisi economica è dura. Il coronavirus può solo accentuarla purtroppo. Aiutarli lì è complicato, ma c'è il problema con gli Usa e tanti temi da affrontare. Molte persone stanno aiutando il mio paese, ma anche solo comprare mascherine e mandarle lì è complicato». Intanto studia («Mi piace la materia sulla leadership» confessa) e continua ad allenare anche il fisico. Così passa la quarantena, perché «gli esseri umani, credetemi, possono adattarsi a qualsiasi situazione». È la inopinata saggezza di un calciatore con le stellette da Generale, al tempo della guerra al coronavirus.
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