Totti, Capello: «Devi essere capitano non solo per lo scambio del gagliardetto, ma leader in tutti i momenti»

Totti, Capello: «Devi essere capitano non solo per lo scambio del gagliardetto, ma leader in tutti i momenti»
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Giovedì 8 Ottobre 2020, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 13:24

Lo scudetto con la Roma rimane uno dei momenti più belli vissuti per Fabio Capello, ex allenatore e centrocampista. Lo ricorda ai 'Lunaticì, su Rai Radio2: «Non è una leggenda che uno scudetto a Roma vale più che a Milano o Torino. Se hai la squadra a vincere lo scudetto ci arrivi anche a Roma. È il dopo che è difficile. Si continua a festeggiare anche dopo lo scudetto per mesi. Non si ha più voglia, concentrazione, attenzione. Ci sono le radio, tutti lavorano per farti rilassare». «E pensare che fui vicinissimo alla Lazio nel 1997. Ci incontrammo a Madrid, allenavo il Real, poi mi richiamò Berlusconi, al quale dovevo tutto e a quel punto per riconoscenza accettai il Milan e fu il mio più grave errore tornare. Io ho una capacità nel costruire le squadre, lì mi ritrovai con la squadra fatta, e non era una squadra competitiva», dichiara ancora Capello. «L'ambiente romano? Per me non era un problema, io con le radio non andavo d'accordo, avevo detto subito che con le radio del raccordo anulare non avrei parlato. Non ero disponibile a parlare ogni giorno di quello che succedeva nello spogliatoio. Tanto lo sapevano comunque, perché a Roma si sa tutto. I giocatori, i procuratori, qualcuno che chiacchiera, c'è sempre. È difficile mantenere un segreto. Ricordo quando chiamai Sensi, io non ho mai avuto procuratori, lui mi disse che mi voleva in panchina, ci incontrammo, firmai il contratto. C'era un problema con molti giocatori che Zeman avrebbe voluto mandare via. La squadra era forte, dopo un anno capimmo che serviva un giocatore di un certo livello, che facesse la differenza, e fu fatto un sacrificio per acquistare Batistuta. Arrivò con dei problemi al ginocchio ma si curò e fu fondamentale», spiega l'allenatore. 

E poi su Totti: «Io ho sempre chiesto e dato rispetto ai giocatori. Devi essere capitano non solo per lo scambio del gagliardetto. Devi essere leader in tutti i momenti. Volevo che fosse così». Ma l'ex centrocampista di Milan e Roma parla anche di Ronaldo e Cassano, che lui ha avuto la fortuna di allenare rispettivamente al Real Madrid e alla Roma: «Ronaldo il fenomeno era il più forte di tutti. È stato il migliore.

Ma è stato anche il giocatore che ho fatto cedere al Real Madrid perché non voleva perdere peso. Anche con quel peso enorme aveva ancora delle qualità incredibile. È stato importante cederlo quando ero al Madrid, vincemmo il campionato. Io gli dissi che doveva mettersi a dieta. Gli chiedi di dimagrire. Mi disse che nel 2002 pesava 84 chili, quando lo allenavo io ne pesava 96. Gli chiesi di arrivare a 89, ma non ce la face. Cassano, invece, è un giocatore straordinario, talento unico, sotto certi aspetti vicino alla porta qualche volta aveva più talento di Totti, nello stretto aveva quel dribbling che gli permetteva di saltare l'uomo. Però purtroppo anche lui dopo un anno non aveva capito la sua forza. Un talento sprecato», conclude.

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