PIPITA A SECCO
Il Chievo subisce per tutto il tempo, se ne sta ripiegato a ribattere il Napoli, in trincea, tanto che alla fine lo prende per stanchezza. Ma non era affatto scontato, quando al venticinquesimo Cesar sgambetta Higuain in area, tutti pensano che è fatta, il Napoli che trova il premio per aver attaccato a ripetizione, Benitez – capace di citare i “Monty Python” in conferenza stampa –, e i tifosi pronti a ricredersi. Higuain tira, dall'alto della mira avuta nel campionato passato, alla destra di Bardi: che si allunga sul palo e para. Sliding doors, la partita cambia, il campo gira. Il Napoli continua a tenere il pallone e ad attaccare, il Chievo a difendersi ma ha negli occhi Bardi che para e para e para. Arteria della partita. Tanto che quando si torna in campo, al quarto, Maxi Lopez – che già aveva preso una traversa – forse per le notizie che arrivavano da Milano (tripletta di Icardi), forse perché presente a se stesso a differenza di Albiol e Koulibaly, stoppa e deposita nella porta di Rafael il gol della vittoria, capitalizzando tutti gli sforzi di Bardi. Il colonnello Corini non crede ai suoi occhi, i soldati Cesar e Dainelli si stringono a coorte intorno al loro portiere e il resto è spreco napoletano. La partita ha preso la piega Bardi, è qui che nasce un portiere. Isolato guastafeste. Evitando i gol, rema contro il vero spirito del calcio e le invenzioni di Hamsik, a favore del sandalo di Brian di Nazareth che prende la forma del brontolio del San Paolo. Una vasca vuota. Dove rimane, solo, Francesco Bardi, portiere, capace di anticipare, tutti, persino la sera.
Marco Ciriello
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