Acquisto Roma, gli interessati sono 23:
spunta anche il petroliere albanese Taci

Rosella Sensi
di Rosario Dimito
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Venerdì 10 Settembre 2010, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 23:39
ROMA (10 settembre) – I libici della galassia Lia, il fondo sovrano di Gheddafi. Enrico Preziosi, patron del Genoa calcio, produttore dei Gormiti. Il petroliere albanese Rezart Taci. una conoscenza del calcio italiano. Nella lista dei 23 candidati compilata da Rothschild tra coloro che hanno chiesto informazioni per partecipare all’asta competitiva relativa all’acquisto della As Roma, secondo quanto risulta a Il Messaggero, spuntano questi tre nominativi. Accanto agli italiani Angelucci, Angelini, Clessidra e a una serie di fondi internazionali, per lo più americani, orientali e un altro arabo (Aabar di Abu Dhabi).



Il nuovo acquirente, però, dovrà sborsare più soldi dovendo lanciare un’opa. Ieri la Consob, la Commissione di vigilanza dei mercati ha deciso che non ci sarà obbligo di opa a carico di Newco Roma, la società controllata al 51% dai Sensi e al 49% da Unicredit che nell’ambito dell’accordo sul debito di Italpetroli, avrà in carico il 67% del club attraverso Roma 2000. L’esenzione è stata concessa perchè non c’è cambio di controllo rispetto all’attuale assetto di Italpetroli e Newco Roma resterà in vita solo 24 mesi, Consob però, non ha concesso, come pure richiesto da Unicredit, l’esenzione dall’offerta pubblica di acquisto per il futuro acquirente della società calcistica che quindi, dopo aver rilevato la maggioranza, dovrà pagare lo stesso prezzo anche ai piccoli risparmiatori che posseggono il 33%. Ieri in Borsa il titolo è salito del 5,39% a 1,075 euro per una capitalizzazione di 133,6 milioni. Ai valori di mercato, il 67% vale 89 milioni ma, come avviene in queste operazioni, chi rileva la maggioranza dovrà pagare un premio.



Ma i tempi per la cessione non sono brevi. Rothschild, come avrebbe comunicato due giorni fa a Unicredit, conta di avere le offerte definitive prima di Natale, se la tabella di marcia non subirà intoppi. Ma prima di arrivare a quel punto, il lavoro sarà lungo e complesso. Ai 23 nominativi bisognerà consegnare l’information memorandum, cioè le carte in cui si riassumono le caratteristiche finanziarie e industriali della Roma. Per compilarlo, Rothschild avrà bisogno dell’ultimo bilancio al 30 giugno che la società approverà nel cda del 23 settembre. Subito dopo, prima di fine mese, l’info-memo completo potrà essere spedito ai pretendenti assieme alla lettera di procedura contenente i tempi e le modalità dell’asta, ricevendo in cambio un impegno alla riservatezza. Le offerte non vincolanti potrebbero pervenire per fine ottobre. Quindi verrà stilata una short list, cioè una rosa ristretta di 3-5 pretendenti ammessi alla fase finale ai quali verrebbero date ulteriori informazioni. E che potrebbero fare l’offerta definitiva per fine novembre o la prima metà di dicembre.



Questo il percorso che verrà definito nei dettagli la prossima settimana nel corso di un nuovo vertice fra Unicredit, Rothschild e la presidentessa della Roma. «Gli incontri importanti si fanno con la famiglia Sensi», ha detto due giorni fa Paolo Fiorentino, vice amministratore delegato di Unicredit, prima dell’incontro con Rothschild «preliminare e di aggiornamento». Durante il quale sarebbe stata esaminata la lista dei 23 possibili pretendenti raccolti dall’advisor. E di nomi nuovi interessati al momento, a vedere le carte, ce ne sarebbero almeno tre. Taci, quarantenne, è a capo di un gruppo che controlla metà del mercato petrolifero albanese con interessi nell’energia e la finanza. Conosce bene l’Italia avendovi studiato dal 1991 al ’97 ad Alessandria e a Torino. Ma soprattutto si interessa di calcio perchè possiede il Gramozi, una delle grandi squadre della serie A albanese. E qualche anno fa voleva acquistare una quota del Milan di cui è lo sponsor ufficiale nel suo paese e del Bologna. Poi si sarebbe fatto avanti Preziosi, patron del Genoa: potrebbe far parte della cordata Clessidra con una quota di minoranza per rispettare le norme federali che proibiscono la proprietà di due club. Infine una società riconducibile alla Lia, il fondo sovrano di Gheddafi, recentemente rafforzatosi nel capitale di Unicredit.
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