Pessina: «Lebron può attendere, l'Nba è ancora di Curry»

Pessina: «Lebron può attendere, l'Nba è ancora di Curry»
di Gianluca Cordella
4 Minuti di Lettura
Lunedì 15 Ottobre 2018, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 20:20
Una vita sul parquet tra Cantù, Milano e Roma e la maglia azzurra come seconda pelle. Poi ha chiuso il pallone nell’armadietto e ha scoperto il microfono. Da allora Davide Pessina è una delle voci italiane della Nba, uno degli esperti cui Sky ha affidato il commento tecnico delle partite. Un’altra stagione è alle porte, si parte domani notte (dalle 2, diretta su Sky Sport Nba di Boston -Philadelphia): tempo, insomma, di analisi.
Partiamo dalla fine. Warriors di Curry e Durant campioni uscenti e ancora superfavoriti? 
«Sicuramente partono davanti a tutti ma in otto mesi di pallacanestro può succedere qualsiasi cosa. Ci sono equilibri che possono saltare e altri che possono essere trovati. Ma è chiaro che questa è una squadra che ormai sa come si vince, al di là dei momenti difficili o dei periodi di ambientamento dei nuovi». 
Come DeMarcus Cousins, che starà fuori fino a gennaio ma che, se va tutto bene, può rendere Golden State stellare. Su di lui le incognite sono più fisiche, caratteriali o tattiche?
«Tutte e tre. Però per loro non è una scommessa così rischiosa. Se tutto fila liscio, buon per loro. Se dovesse esserci anche solo uno di quei problemi, hanno il roster adeguato per lasciarlo in panchina e andare avanti».
Cousins che il prossimo anno sarà free agent come altri Warriors. Titolo o no, potrebbe chiudersi un ciclo?
«Difficile da dire, certo è che più si va avanti e più la squadra costa tanto. Scadranno Durant, Green, poi Thompson e rifirmarli tutti alle cifre di mercato sarebbe impossibile. Per andare avanti servirebbero sacrifici importanti da parte di tutti, anche della società che dovrebbe affrontare luxury tax pesanti. L’Nba comunque non ama le dinastie troppo lunghe...».
Anche perché LeBron James, il prossimo anno, qualcuno ai Lakers lo chiamerà...
«Può essere. La maglia gialloviola è una delle più affascinanti per i giocatori e la presenza di LeBron fa il resto. Per Los Angeles questa è una stagione molto interessante, per studiare la crescita dei giovani, per vedere James che per la prima volta forse non è in una squadra da titolo. Comunque aspetterei a tagliarli fuori da discorsi più ambiziosi...».
I Lakers erano la scelta più logica per LeBron?
«Penso proprio di sì. Anche perché non è stata solo una decisione cestistica. Lui ha una società di entertainment: cosa puoi trovare meglio di Los Angeles? Il figlio si allena alla high school lì, quindi anche per la famiglia era la scelta migliore».
LeBron a parte, qual è il movimento di mercato che cambierà di più gli equilibri?
«Direi Leonard a Toronto. Anche se a fine anno anche lui sarà free agent e tocca vedere se deciderà di restare o no. I Raptors tutto sommato hanno fatto bene a correre questo rischio. DeRozan è un buon giocatore, ma Leonard se sta bene è uno dei primi cinque della lega. L’ostacolo LeBron a Cleveland non c’è più e quindi è giusto andare all in per centrare le Finals. Sperando che bastino poi per convicere Kawhi a restare». 
Carmelo Anthony a Houston, invece, che scenari apre?
«Bella domanda (ride). OKC, liberandosene, è migliorata per sottrazione. A Houston c’è il suo amico Chris Paul che può tenerlo a bada, ma i Rockets sono davvero un punto interrogativo. L’anno scorso hanno quasi eliminato Golden State, ma di quella squadra hanno perso due elementi chiave come Ariza e Mbah a Moute. Se Melo accetta di non essere più un primo violino, uscendo dalla panchina, può tornare a essere importante». 
A Est è volata a tre tra Boston, Philadelphia e Toronto?
«Sì, i Celtics sono i più completi. Hanno recuperato Irving ed Hayward però dovranno trovare equilibri nuovi: Brown e Tatum sono esplosi e ora vanno fatti coesistere. I Sixers devono crescere ancora, trovando la giusta alchimia tra Simmons e Fultz. Di Toronto ho già parlato. Mi intriga molto Milwaukee con l’arrivo di Budenholzer in panchina e Antetokounmpo sempre più dominante ».
Capitolo italiani: Belinelli ha fatto bene a tornare agli Spurs in smobilitazione?
«Non credo che Phila, dove è stato molto bene, potesse avvicinarsi anche economicamente alle sue richieste. San Antonio, per i trascorsi, è esattamente il posto dove voleva essere, anche se la stagione sarà complicata».
Per Gallinari siamo al “se non ora, quando”?

«I Clippers hanno stravolto la propria filosofia. Hanno rinunciato alle star, puntando su un talento più diffuso. Ma non mi sembra un prodotto finito. Danilo potrebbe essere la prima punta o la seconda, sperando che gli infortuni gli diano tregua». 
Quale azzurro le sembra pronto per volare Oltreoceano?
«Melli potrebbe provarci prima o poi. Gode di ottima reputazione e ha le caratteristiche per far bene. Poi, come sempre, dipende dalla squadra che ti prende».
Pronostici secchi: finale, mvp e rivelazione.
«Per l’anello vado sul banale: Golden State contro Boston. Miglior giocatore è davvero difficile, ma dico LeBron che giocherà per quello. Rivelazione, non so bene a che livello, ma mi gioco Brooklyn. È ben allenata, ha un’idea di gioco precisa e divertente e secondo me farà meglio del previsto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA