Roma, De Rossi: «In futuro vorrò calciatori che hanno fame. Una società forte deve ascoltare il proprio allenatore»

Le parole dell'allenatore giallorosso alla vigilia di Roma-Genoa

De Rossi
di Gianluca Lengua
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Sabato 18 Maggio 2024, 16:09

Alla vigilia della partita contro il Genoa, il focus non è la qualificazione in Champions della Roma ma il mercato: «Ognuno ha il suo modo di fare mercato e costruire la rosa, la costante è che siamo sempre arrivati quinti, sesti o settimi. Il piazzamento è stato sempre rispettoso, ma non quello che vogliamo per il futuro. L’allenatore forte si fa comprare i giocatori che vuole, una società forte deve ascoltare il proprio allenatore. Certo se chiedi giocatori da 100 milioni sei matto. Ma ogni big o no che arriverà dovrà avere innanzitutto fame. Devono sentirsi in questa piazza come la cosa più grande che possa succedere». Ecco la conferenza stampa integrale di Daniele De Rossi alla vigilia di Roma-Genoa. 

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La conferenza di De Rossi 

Come sta Dybala? 

«Si è allenato veramente poco con noi.

Prima non era un problema, iniziano a essere un paio di settimane che fa differenziato, dovremo capire le sue condizioni oggi e poi valuteremo».

Avete stabilito un budget sul mercato?

«Nell'epoca del Fair Play Finanziario tutti siamo condizionati agli introiti, tra diritti tv e Champions. Per ora non abbiamo parlato di budget ma abbiamo condiviso la voglia di spenderli bene. Non c'è bisogno di spenderne tanti, davanti abbiamo squadra che hanno speso meno, c'è chi fa un calcio interessante senza spendere cifre folli. Dobbiamo anche valorizzare quelli che abbiamo».

Cosa pensa di Gilardino e il Genoa?

«Gila mi stupisce sempre di più perché un ragazzo sempre speciale, introverso taciturno, non pensavo diventasse così bravo. Ha fatto un percorso invidiabile  a sbattere il muso nelle categorie più basse. Mi fa sempre piacere vederlo, uno di quei compagni che non senti mai, ma gli vuoi bene. Riguardo Kevin, lo stadio sarà pieno per noi, ma anche per lui. A chi ha onorato la maglietta della Roma e la nostra professione come ha fatto lui è giusto tributargli un saluto doveroso». 

Sta aspettando l’annuncio del direttore sportivo per il nuovo contratto?

«Non stiamo aspettando nessuno. Stiamo chiacchierando, ho avuto tante partite da preparare. È l’ultimo dei miei pensieri. Per raggiungere la durata ci abbiamo messo 10 minuti, stiamo mettendo a punto le ultime cose, sono contratti che devono essere visti dai loro avvocati e dai miei. Non è un problema, perché quando si stringe la mano e c’è l’accordo non è un problema l’annuncio. La durata? Non è stato firmato e non si dice». 

Si è rassegnato a perdere Lukaku? Abraham può essere il centravanti del futuro?

«Eravamo padroni del nostro destino, ma sapevamo che poteva andare diversamente. Abbiamo parlato di quello che serviva alla Roma. Non abbiamo parlato di uno giocatore, abbiamo fatto delle constatazioni sulla direzione avuta negli ultimi anni rivolta a prendere giocatori già pronti in prestito. E abbiamo detto che forse è meglio investire su giocatori nostri e investire su di loro per farli diventare degli asset. Tra di noi manca ancora quella figura che metterà a posto i tasselli e da quel punto di vista con cui faremo anche dei nomi. E anche lì credo manchi pochissimo». 

Che effetto le ha fatto sentire Gasperini parlare di codice giallo e dire che l’ultima partita con la Fiorentina la regaleranno?

«È passato tanto tempo, io e Gasperini ci siamo sentiti ci siamo parlati e detti quello che dovevamo dirci. Nella telefonata ci sono stati spunti di stima reciproca, sono polemiche che si creano. Le nostre perplessità non erano contro l’Atalanta ma globali, è stato superato. La partita dell’Atlanta è stata rinviata per una tragedia e la nostra per qualcosa che avrebbe potuto diventarlo. Siamo con la coscienza a posto. La cosa è durata poco, non c’è bisogno di favori, dovevamo fare meglio a Bergamo e non ci siamo tirati indietro a fargli i complimenti».  

Lei ha una lista di intoccabili nella rosa attuale? 

«Sì. Non li posso dire, non è carino, non è giusto. Se ne dicessi, due, tre, dieci nomi, chi non sente il nome nella lista mi potrebbe dire di dirmelo. Qualche incedibile potrebbe comunque andare via e qualche cedibile rimanere, a volte i giocatori incedibili vengono rimpiazzati alla grande, al contrario altri possono rivelarsi grandi acquisti per la stagione successiva». 

La sua ricetta per raggiungere un grande livello?

«Prima c’è stato Mourinho, prima ancora Fonseca. Ognuno ha il suo modo di fare mercato e costruire la rosa, la costante è che siamo sempre arrivati quinti, sesti o settimi. Il piazzamento è stato sempre rispettoso, ma non quello che vogliamo per il futuro. L’allenatore forte si fa comprare i giocatori che vuole, una società forte deve ascoltare il proprio allenatore. Certo se chiedi giocatori da 100 milioni sei matto. Ma ogni big o no che arriverà dovrà avere innanzitutto fame. Devono sentirsi in questa piazza come la cosa più grande che possa succedere. Chi perché è Roma o chi perché vuole il Real Madrid tra qualche anno. Ma deve avere fame. Abbiamo poi visto anche giovani che hanno meno fame dei ‘vecchi’. Dobbiamo partire da gente che in campo faccia le fiamme, come gambe o come voglia. Non parlo della maglia, della Roma o della Curva, per me hanno valore, ma per altri miei compagni no eppure andavano a duemila. Pjanic, che in molti lo hanno insultato perché andato alla Juve, era uno che faceva tutto quello che serviva per vincere una partita. In più renderli affamati e farli andare bene, dipenderà da me. Se bastasse la fame, andrei al parco sotto casa e ne trovo 20, devono avere le motivazioni giuste e andare forte, come istinto e stimoli». 

Qual è il settore di campo dove mettere di più le mani?

«C’è, ma non lo dico. Uno si fa un’idea, ma non entra nel dettaglio più stretto. Domani ho una partita. Ieri sono stato 11 ore e mezza, qui e ne spendo due sul campo, due a preparare la partita e se ho un’oretta libera penso al domani. Ma non di più. Adesso non possiamo fare niente, mancano alcune persone per rendere la rosa il meglio possibile e non sono cose che si dicono. Poi ho letto di tutto, De Rossi ha chiamato, vuole lui, ma nulla. A volte ho letto nomi e qualche idea me l’avete data, ma non ho altro tempo da perdere su queste cose perché ho due partite da vincere».

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