Mourinho, il retroscena dopo la finale di Europa League: «La società non mi ha sostenuto. L'attaccante? Siamo in ritardo»

Lo special one ha parlato dei suoi due anni nella Capitale e ha raccontato i retroscena della finale di Europa League

Mourinho, il retroscena dopo la finale di Europa League: «La società non mi ha sostenuto. L'attaccante? Siamo in ritardo»
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Lunedì 7 Agosto 2023, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 18:37

José Mourinho svela alcuni retroscena dei suoi ultimi due anni di Roma, focalizzandosi principalmente sulla finale persa di Budapest in cui a fine gara ha avuto un diverbio con i direttori di gara che gli è costato quattro giornate di squalifica. Il portoghese, intervistato dal Corriere dello Sport spiega: «Finito tutto, rientriamo nello spogliatoio, scendiamo in garage e nel garage arriva il gruppo arbitrale. Con Webb ho un rapporto buono, come con Rosetti. Hanno entrambi arbitrato delle mie partite, Webb addirittura la finale di Champions con l’Inter a Madrid. So di non essere stato elegante, ma non ho insultato nessuno. “Fucking disgrace” è molto simile all’italiano “ca**o!” Sono andato da Rosetti e gli ho detto: “arbitro, lo chiamo così, “arbitro, è rigore o non è rigore?”. Rosetti ha fatto quello che di solito fanno gli arbitri, non mi ha risposto. Ho ripetuto la domanda a Webb, lui mi ha messo la mano sulla spalla e ha detto “José, sì, è rigore”. Webb ha fatto quello che mi sarebbe piaciuto avesse fatto Taylor. Perché se Taylor, o qualcuno al posto suo, dopo la partita fosse venuto da noi, nello spogliatoio del pianto, e avesse detto “ho sbagliato, abbiamo sbagliato, mi dispiace”, non solo sarebbe finita lì, ma lui avrebbe avuto il nostro rispetto e la nostra ammirazione […]».

L'aeroporto di Budapest

Il giorno successivo all’aeroporto di Budapest alcuni tifosi hanno preso di mira l’arbitro Taylor con insulti e lo hanno costretto a rifugiarsi in una sala controllata dalle forze dell’ordine: «È stata la reazione di un gruppo di tifosi, io non c’entro affatto.

Con mia grande sorpresa, due giorni dopo mi è arrivato un messaggio di un amico dell’Uefa - in questi anni mi sono fatto amici ovunque, non solo nemici -. “Amico mio» mi ha scritto «tu sei un grande del calcio, però ti do un consiglio, censura pubblicamente il comportamento dei tifosi della Roma all’aeroporto, te lo dico perché ti sono amico”. La mia risposta è stata: se l’Uefa o Taylor chiedono scusa ai tifosi della Roma, io critico il comportamento all’aeroporto e chiedo scusa. Subito dopo sono andato al club e ho detto: da oggi e fino all’uscita della sanzione, che è già pronta, sarò io il focus di un arbitraggio triste e di un comportamento triste dei tifosi in aeroporto, oltre che del mio atteggiamento nel garage. Però adesso ho bisogno del vostro sostegno e di una comunicazione forte». Come è andata? Lo racconta José: «Se mi chiedi quale sia stata in due anni e due mesi di Roma la cosa che mi ha fatto sentire più fragile, rispondo che non è stata la partenza di Mkhitaryan, aver perso un giocatore che mi piace tanto e aver giocato un anno e mezzo con solo 4 difensori centrali quando è normale averne 6. La cosa più triste è stata non essere appoggiato dalla società in una situazione del genere».

 

I messaggi social

Mourinho chiarisce anche i messaggi subliminali lanciati durante la preparazione estiva per esortare la società a comprare un attaccante: «Non va tutto bene, ma mi diverto anche nelle difficoltà. Mi arrabbio per un’ora e subito dopo torno positivo. Non mi deprimo, non minaccio, non dico che mi hanno promesso mari e monti e non vedo né i mari né i monti.  Relativamente all’attaccante immaginario, posso dirti che anche se la settimana prossima arrivasse Mbappé sarebbe comunque in ritardo. Pinto sa che siamo in ritardo, anche la proprietà lo sa, alla fine quello che soffre veramente è chi lavora e chi contro la Salernitana dovrà entrare in campo con la miglior squadra possibile. Incazzato no, depresso no. Scherzo, come vuole il Papa, soprattutto nelle difficoltà».

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