Semenya e l'eterna questione del sesso degli angeli

Semenya e l'eterna questione del sesso degli angeli
di Piero Mei
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Lunedì 7 Agosto 2017, 12:36
Il sesso degli Angeli è un argomento di discussione che può arrivare ad una conclusione più semplice e facile di quella sul sesso di Mokgadi Caster Semenya, atleta sudafricana della città di Polokwane, distretto di Limpopo, due volte mondiale e due volte olimpionica negli 800 metri, in una delle ultime due salita all’oro, Londra 2012, per la squalifica per doping della russa Savinova, prima sul traguardo.
“Dio mi ha fatto così, ed io mi accetto come sono” ebbe a dire la Semenya dopo il successo a Berlino 2009. “E’ una marziana?” fu chiesto in diretta tv in quell’occasione all’azzurra Elisa Cusma; “E’ un uomo” fu la risposta. E partì la sarabanda del sesso.
DONNA E SPORT
Precedenti ce n’erano, ma piuttosto alla buona, come lo erano i controlli d’epoca. Si ricorda un certo Heinrich Ratjen, della Germania nazista, che si faceva chiamare Dora e saltava più in alto di tutte: due anni dopo Berlino ‘36 fu scoperto che si faceva la barba, arrestato e degradato; visse come cameriere in Olanda; e Stella Walsh, americana e polacca, che denunciò per mascolinità quella che la sconfisse sempre a Berlino ‘36. La vincitrice fu “ispezionata” e trovata donna; Stella, anni dopo, rimase casualmente uccisa in un sotterraneo di Los Angeles durante una rapina: all’autopsia risultò essere lei un uomo. Solo negli Anni Sessanta venne ufficializzato il controllo del sesso: a vista. Le formidabili sorelle Press, velociste e lanciatrici sovietiche, non si presentarono più in gara. Le chiamavano “i fratelli Press”. Dall’ispezione venne esonerata a Montréal ‘76 Anna d’Inghilterra: la giustificazione fu che l’avevano già fatto i gentiluomini di corte al momento della nascita. Un’altra polacca, Eva Klobukowska, fu dichiarata uomo e le fu tolto l’oro di Tokyo ‘64: l’anno successivo divenne madre.
LONDRA 2017
La Semenya a Londra 2017 sarà in pista sia per i suoi 800 che per la novità dei 1500 nei quali non è mai andata sotto i 4 minuti e questa sera ne disputerà la finale. Gli inglesi temono per la loro Laura Muir, prossima veterinaria, e la questione del sesso è di nuovo pronta a incendiare l’atletica. C’è chi sostiene che il tasso di testosterone altissimo dell’atleta sudafricana le darebbe considerevoli vantaggi, chi li misura nell’1,8 per cento che non sarebbe poi gran cosa (nel lancio del martello arriverebbe al 4,5); c’è chi fa raffronti sul differenziale fra donna e uomo: una femmina riconosciuta, come Paula Radcliffe, inglese, ha corso la maratona in 2 ore 15:25 che è circa il 10 per cento in più delle 2 ore 02:51 del maschio più veloce; Semenya ha corso gli 800 in 1:55.33 che è il 12 per cento in più dell’1:40.91 maschile. Dunque non è questione di testosterone, o almeno non solo. Nessuno dubita sulla naturalità dell’abbondanza di testosterone dell’iperandrogina Semenya. Il fatto che abbia sposato una donna è irrilevante, anche se stuzzica molte pruderies.
DOTI NATURALI
Dunque qual è il limite? Per adesso è stato fissato in una percentuale di nanomolecole, ma è davvero quella la differenza fra un maschio e una femmina? A parte che c’è ben altro, la scienza dubita. E se in un sesso o nell’altro ci fossero superdotati o minidotati dal punto di vista testosteronico, che è quello che qui conta? L’importanza dovrebbe essere la naturalità: se sei alto giochi a basket, se sei kenyano o etiope probabilmente hai una concentrazione più alta di globuli rossi, visto che cresci e vivi in quota. La performance dipende poi da cose come nutrizione, allenamento, alterazioni genetiche positive che fanno Superman. E poi, dicono gli scienziati, perché porre un limite al testosterone nelle donne e non negli uomini?
APOCALISSE DEI SESSI
Una bioetica americana, Karkazis, sostiene che questo avverrà: la Semenya è sotto tiro perché “troppo veloce e tropo mascolina”; ma il testosterone non è tutto: altrimenti la sprinter indiana Dutee Chad, sospesa per analoghi motivi, non correrebbe i 100 metri finendo fuori dalla finale di Rio. Chi stabilirà chi è maschio e chi è femmina? Il livello di testosterone? E come garantire l’uguaglianza sui blocchi di partenza dell’atletica rispetto a tutti i parametri che possono determinare le differenze? 
 
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