Parkour, il no del Cio a Parigi 2024 che non dispiace ai puristi della disciplina

Parkour, il no del Cio a Parigi 2024 che non dispiace ai puristi della disciplina
di Valeria Arnaldi
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Martedì 29 Dicembre 2020, 09:30

innastica artistica, ritmica e trampolino elastico. Il Comitato Olimpico Internazionale ha confermato gli attuali eventi ginnici per le Olimpiadi di Parigi del 2024. E ha “bocciato” il parkour. Una sconfitta per la Federazione Internazionale di Ginnastica che aveva chiesto l’inserimento della disciplina tra quelle olimpiche, appunto. Paradossalmente, però, alcuni appassionati, esperti ed atleti di parkour hanno celebrato il rifiuto, felici di non essere stati “istituzionalizzati”. Parkour Earth, che si presenta come federazione internazionale di parkour, prima della votazione aveva scritto al Cio chiedendo di respingere la richiesta, volendo mantenere il carattere indipendente della disciplina. Nato in Francia nei primi anni Ottanta, il parkour è una disciplina urbana, che della città fa il proprio “campo”, trasformando scale, muri, ringhiere e quant’altro in ostacoli da saltare, scalare, superare in modo acrobatico. I “traceurs” - questo il nome di coloro che lo praticano - costruiscono il loro percorso in città, tra vie e palazzi. Il parkour, dunque, si fa nelle strade per tradizione, come libera espressione della propria agilità e pure della propria visione dello spazio comune. Dal 2000 si tengono gare e dal 2017, la Federazione Internazionale Ginnastica, riconoscendo la disciplina, ha iniziato a organizzare eventi ad hoc. 
PURISTI E NON
Di fronte al Cio, si è combattuta, quindi, seppure a distanza, una sorta di battaglia tra puristi e innovatori. Ed è arrivata la bocciatura. Non la prima. Si sperava nell’inserimento già per Tokyo 2020. «Per noi è chiaramente un dispiacere che il parkour non sia stato inserito nelle discipline olimpiche - commenta Roberto Carminucci, direttore tecnico nazionale sezione Salute e Fitness-Federazione Ginnastica d’Italia - siamo ottimisti, però, confidiamo che l’esame fatto in questa occasione possa portare all’inserimento nelle Olimpiadi successive. È uno sport in espansione esponenziale». Perplessità rimangono sulla posizione delle associazioni contrarie alla partecipazione alle Olimpiadi. «Riteniamo che il parkour, come sport, sia un’attività libera - prosegue - Tutti possono scegliere se farlo per filosofia o partecipando pure e a gare. Non a caso, non imponiamo un disciplinare. Non vorremmo che dietro alcuni “no” si nascondessero più ragioni di business che legate allo sport. Intanto, pensiamo ai Campionati del Mondo, che si terranno a fine marzo a Hiroshima, emergenza Covid permettendo. Stiamo portando avanti gli allenamenti. A febbraio annunceremo i nomi degli atleti selezionati». 
IL FUTURO
Il progetto delle Olimpiadi rimane.

E l’attenzione per la disciplina cresce. «Ci stiamo muovendo - dice Marco Bisciaio, referente nazionale Parkour-Federazione Ginnastica d’Italia - per allestire zone all’interno della città in cui possa essere praticato anche il parkour. Anni fa, quasi nessuno sapeva cosa fosse questa disciplina, oggi è molto apprezzata. Conquista con la spettacolarità del gesto atletico e per la possibilità di essere praticata ovunque. È uno sport e se si vuole fare nel rispetto di certi criteri è bene che siano create strutture adatte». Il tema è anche la sicurezza. «Sono stato tra i primi a portare questa disciplina in palestra - aggiunge - la pratico fin dalla fine degli anni Settanta, quando ancora non aveva un nome. Ero un bambino, i miei amici ed io, compagni di preparazione per la ginnastica artistica, lo chiamavano “giocare per strada”. Far entrare il parkour in palestra è stato importante. Ho conosciuto molti atleti forti che avevano lavorato solo per strada e, dopo qualche anno avevano diversi “acciacchi”. In palestra, le cose si possono provare centinaia di volte, senza rischi». L’ingresso della disciplina in palestra l’ha resa accessibile pure ai giovanissimi. Sì perché ai piccoli piace. E molto. «Ci sono tanti bimbi - conclude Bisciaio - la percentuale maschile è più elevata di quella femminile, ma piace anche alle ragazze». Bambini oggi, giovani atleti olimpici, forse, domani.

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