Muhammad Ali, L'America e Louisville salutano il loro Ali

Muhammad Ali, L'America e Louisville salutano il loro Ali
di Anna Guaita
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Lunedì 6 Giugno 2016, 11:35
NEW YORK Lo accompagneranno nel suo ultimo viaggio percorrendo gli stessi viali che nel 1960 aveva percorso appena diciottenne, trionfante dopo l'oro alle Olimpiadi di Roma. Allora Louisville si serrò intorno a quel giovane generoso, arguto, ironico eppur gentile, dalle gambe scattanti e dal pugno d'acciaio. Non era mai successo che un ragazzino di colore, nato nella parte più povera della città, facesse strada. Lui era stato il primo, e divenne un simbolo per tutti i suoi amici e compagni, e poi per l'intero Paese e infine per il mondo. E' morto venerdì e gli ultimi momento di vita li ha raccontati sua figlia Hana. «Il suo cuore ha continuato a battere per 30 minuti, mentre tutti gli organi avevano smesso di funzionare. Una cosa mai vista. A testimoniare la forza del suo spirito e della sua volontà». In quel momento, la famiglia intera era al suo capezzale, abbracciandolo e baciandolo.Adesso in migliaia di persone stanno calando su Louisville, soffermandosi prima davanti alla modesta casetta rosa in cui Cassius Marcellus Clay era nato e cresciuto, per poi andare a visitare il museo dedicato al campione Muhammad Ali, e alla sua ideologia di pace e eguaglianza. Già montagne di fiori sono accumulate nei luoghi che videro il grande campione cominciare i sui primi allenamenti: aveva solo 12 anni, e voleva acciuffare il ladro che gli aveva rubato la bicicletta, e così cominciò ad allenarsi nella stessa palestra del poliziotto che aveva preso la sua denuncia e che gli aveva detto «Sì, potrai dargli un cazzotto, ma solo dopo che ti sarai allenato e sarai diventato un vero pugile».LA SFILATA DEL 1960Quando tornò da Roma con la medaglia doro dei pesi massimi, Cassius fu portato in trionfo lungo lo stesso viale che venerdì pomeriggio sarà percorso dal suo feretro, un viale che oggi porta il suo nome Muhammad Ali Boulevard. E l'uomo che generò un dibattito infernale, che si attirò proteste feroci e accuse pesanti e fu sospeso dallo sport dopo essersi convertito all'Islam e alla non violenza ed essersi rifiutato di andare in guerra in Vietnam, sarà celebrato in una cerimonia di rito islamico, ma sarà salutato anche da esponenti di tutte le altre religioni. Ci sarà anche il senatore Orrin Hatch, repubblicano dello Utah, a pronunciare la preghiera mormone. Poi la folla, che si prevede sarà nell'ordine delle decine di migliaia, ascolterà discorsi di Bill Clinton, del famoso giornalista sportivo Bryant Gumbel, e dell'attore Billy Crystal che fece una leggendaria imitazione di Muhammad AliE infine verranno lette le reazioni dei grandi del mondo. Le parole di Barack Obama: «Scosse il mondo, e il mondo è un posto migliore grazie a lui» riassumono bene quello che un autorevole giornalista sportivo, Terence Moore, ha ieri ricordato, e cioè che se oggi tutti dicono di aver sempre amato Ali, questa non è la verità, e che il mondo ne ebbe inizialmente paura. Ali aprì la strada, ma all'inizio fu condannato e tenuto in disparte, anche perché lui non cedette mai e non abbassò mai la testa. Obama stesso ha ricordato le parole che più spaventarono l'America bianca, benpensante, segretamente razzista, le parole che però divennero un grido di battaglia: «Io sono l'America. Sono la parte che non conoscete. Sono nero, ho fiducia in me stesso, sono sfrontato, ho scelto il mio nome e rifiutato il vostro, ho scelto la mia religione e rifiutato la vostra. Abituatevi a me». Questo sostiene il presidente Obama è stato il Muhammad Ali che «non ha combattuto solo sul ring, ma nel mondo, ed è stato orgoglioso al fianco Martin Luther King e Nelson Mandela»IL RICORDO DEI POTENTIOggi a ricordarlo sono intervenuti primi ministri e re: Non è stato solo un campione del ring, ma un campione dei diritti civili, un modello per tanta gente ha scritto il primo ministro britannico David Cameron. Mentre il re di Giordania, Abdullah, lamenta che il mondo abbia perso un campione che è stato capace di unire le genti. E il segretario generale dell'Onu, Ban Ki moon ricorda la combinazione di grazia, arguzia, fascino con cui (Ali) combattè per un mondo migliore».Proprio ricordando la battaglia che Cassius-Muhammad dovette condurre, spesso in solitudine, tanti atleti in questi giorni mandano messaggi per ringraziare quel che il grande atleta fece per loro. LeBron James, oggi considerato uno dei più influenti e popolare atleti americani, ha detto senza peli sulla lingua che se oggi lui è libero, lo deve anche a Muhammad Ali: «Se lo definiamo il più grande atleta di tutti i tempi non è solo per quello di fantastico che faceva sul ring, ma anche per quello che faceva fuori, per le convinzioni per cui si è battuto. Se oggi noi afro-americani siamo liberi, in parte lo dobbiamo a lui».«He was a fierce fighter and he's a man of peace, just like Odessa and Cassius Clay Sr., believed their son could be». former President George W. Bush.Anna Guaita© RIPRODUZIONE RISERVATA