Viviani: « Questo argento è carico di rabbia. Con la Sky tutto bene, mai pensato di andare via»

Viviani: « Questo argento è carico di rabbia. Con la Sky tutto bene, mai pensato di andare via»
di Francesca Monzone
5 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Agosto 2017, 13:46
Elia Viviani, il campione olimpico di Rio, ieri ai campionati Europei di ciclismo a Herning, in Danimarca, ha vinto la medaglia d'argento. Una medaglia però che ha il sapore amaro della sconfitta perché Viviani l'oro lo stava per vincere: solo per un soffio ha perso il titolo continentale.
Elia, che polemiche ci sono state subito dopo il traguardo?
«A fine “treno” Sabatini si è spostato sulla sinistra e io sono andato avanti e Kristoff ha chiuso subito quella porta. Mi sono fatto anticipare e non dovevo commettere questo errore. E’ stata una volata strana, contro vento, e non era facile partire lunghi. Nel momento in cui mi sono spostato sul fianco ho preso una cordata, lo spazio davanti a me è stato chiuso. C'è una foto in cui si vede quanto sono stato costretto ad andare verso le transenne e ho avuto paura. Questo mi ha bloccato. Alla fine per quanto visto dalla giuria, Kristoff è riuscito a ostacolarmi in modo corretto e la giuria ha dato per buona la volata».
Per questo argento c'è più rabbia e delusione o soddisfazione?
«Rabbia al cento per cento. Perdere per un tubolare dopo aver fatto tutti quei chilometri ti fa salire veramente la rabbia. Per il momento vedo questa corsa come una maglia importante persa; più avanti forse riuscirò a vederla come una medaglia vinta».
Che squadra è stata quella italiana?
«La nazionale più unita di tutte. Io ho già gareggiato ai Mondiali e alle Olimpiadi e questa mia esperienza è sicuramente servita alla squadra. È stato un gruppo con motivazioni importanti e determinata a vincere. Anche per questo mi è dispiaciuto non essere riuscito ad essere il numero uno».
Di chi è il merito per aver reso così unità questa nazionale?
«Abbiamo lavorato bene tutti e tutti avevano motivazioni importanti, come Ferrari, il più anziano del gruppo che ha vestito in questo europeo per la prima volta la maglia nazionale. Poi i giovani sono stati un elemento forte. Con Davide Cassani abbiamo lavorato tanto per questo appuntamento e da subito mi ha dato i gradi di capitano. Quella fiducia incondizionata mi ha permesso di agire bene con gli altri e fare gruppo. La ricetta vincente è stato il mio rapporto personale con ognuno di questi ragazzi e la capacità del nostro cittì di amalgamare bene giovani e corridori più esperti, creando un grande gruppo con la voglia di vincere».
Elia, lei ha parlato dei nostri giovani e da molti di loro viene considerato un importante punto di riferimento. Che effetto le fa?
«Mi rende orgoglioso tutto questo e so che per alcuni di loro correre ieri con me è stato uno stimolo importante. Consonni mi ha confessato che aveva sempre sognato di fare una gara insieme a me e ieri mi è stato incollato tutto il giorno e questo può solo rendermi felice».
L'Italia ha conquistato sei medaglie. Come giudica questo bilancio?
«Un bilancio positivo, che dimostra l'ottimo lavoro che si sta facendo. Il movimento italiano c'è, c'è la storia, va solo consolidato. Ci sono annate positive e altre negative e poi c'è l'anno in cui ci sono i fenomeni e penso che l'Italia stia dimostrando di essere una grande realtà e i risultati confermano tutto questo. Non bisogna fare i conti solo sulle medaglie ma analizzare tutto il lavoro considerando le forze che si sono messe in campo. Noi non avevamo dei fenomeni ma abbiamo dei giovani che stanno crescendo bene e che faranno grandi cose. In particolare va sottolineato il risultato delle ragazze che sono ormai delle certezze: quando non vincono comunque salgono sempre sul podio».
Che ciclismo abbiamo oggi?
«Non ci sono più i grandi campioni come una volta. Oggi il ciclismo è molto più livellato e per certi aspetti ha anche disorientato il pubblico, che cerca ancora il grande corridore. Adesso si lavora molto più in squadra e dobbiamo abituarci a questa realtà».
Come sarà il prossimo mondiale in Norvegia?
«Una corsa più dura rispetto a questa, ma abbiamo delle carte molto buone dalla nostra parte. Ci sarà Matteo Trentin, corridore esperto e di valore, e Colbrelli che passando in una squadra world tour ha fatto il salto di qualità battendo grandi campioni. Sappiamo perfettamente di non avere in squadra campioni del calibro di Sagan ma siamo una bella squadra».
Chi sono i nostri giovani migliori?
«Gazzoli è una grande corridore e ha la stoffa del campione. È uno juniores ma corre già come un professionista e ha portato ottimi risultati. Per gli under23 e i neo professionisti, Consonni è uno dei migliori e per alcuni aspetti in lui vedo tanto di me quando avevo la sua stessa età, per me sarà il futuro delle nostre Classiche. Poi c'è Ganna che ha vinto già un Mondiale e che è un vero talento e ci darà tante soddisfazioni nelle prove a cronometro. Infine c'è Ciccone che ha vinto anche una tappa al Giro d'Italia e che sarà il nostro scalatore del futuro. Concludo con Moscon con il quale corro in squadra. Pedala facile e sa capire le situazioni e anche lui è un vero talento e lo ha dimostrato con il quinto posto alla Roubaix al secondo anno da professionista. Al mondiale sarà un elemento su cui puntare».
Elia, ci sono state molte polemiche con la sua squadra la Sky e si è detto che tra voi c'era stata una vera rottura. Può spiegarci cosa è successo?
«Dopo la mia esclusione dal Giro d'Italia ho cercato un confronto perché per me era un appuntamento importante e non mi aspettavo di essere sostituito e la squadra mi ha dato una giustificazione. La squadra andava al Giro per vincere e per farlo doveva portare un certo numero di scalatori e le mie caratteristiche da velocista avrebbero alterato l'equilibrio del team, che si presentava come al Tour de France con un capitano unico e tutta la squadra al suo servizio».
Ora tra voi tutto è risolto e lei resterà in Sky?
«Io ho un contratto ancora di un anno con Sky e non ho mai avuto intenzione di reciderlo. Tutto è nato da un articolo di un quotidiano che ha fatto nascere un caso che non c'era. Con i miei dirigenti abbiamo parlato solo di diversi avvicinamenti per trovare la soluzione migliore. In Sky io ho un ottimo contratto e so cosa ho vinto con loro. Anche le Olimpiadi dello scorso anno le ho vinte solo perché la squadra mi ha dato la possibilità di allenarmi bene impegnandomi meno in corsa. Ora ci siamo chiariti: non volevo rimanere due anni senza correre grandi giri».
Quanta Italia c'è nel team Sky?
«Abbastanza. Ora siamo veramente un bel gruppetto. Abbiamo Moscon per le classiche ed è un gran lavoratore. Poi c'è Rosa che è un buon scalatore e che qui è stato messo come gregario ma che nel finale di stagione sarà usato come leader. Poi ci sono Cioni e Tosatto che ci dirige».
© RIPRODUZIONE RISERVATA