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DECISIONE DI CUORE
Una scelta che la stessa giocatrice ha maturato nel tempo. «Quando sono cominciate le limitazioni, ho continuato ad allenarmi regolarmente - racconta l’opposto azzurro - Però devo ammettere che non lo facevo troppo volentieri, nonostante la società continuasse a dirci che potevamo stare tranquille e che all’interno della palestra non c’erano rischi. Poi nel fine settimana sono arrivati i dati dell’epidemia in Italia e c’era stato un picco sia dei contagi che delle morti. Ho avuto paura e per il bene mio e della mia famiglia ho deciso che era arrivato il momento di dire basta. Tra l’altro c’erano delle problematiche pratiche con i permessi: io non risiedo a Monza e ogni giorno dovevo spostarmi tra due comuni diversi». Ed eccoci dunque alla rescissione del contratto. Che è stata commentata in un paio di interviste anche dalla presidente Marzari, che di professione è medico dirigente al pronto soccorso del Niguarda di Milano e che ha sempre messo la mano sul fuoco sulle condizioni di sicurezza della Candy Arena - sanificata due volte al giorno - nella quale lavorava la squadra (ieri, comunque, è arrivato “l’obbedisco” anche da parte sua alle direttive del governo). «Ma giuro che quelle interviste non le ho lette - racconta ancora Serena - Poi non mi interessa fare polemiche. In questi giorni me ne starò tranquilla, continuando ad allenarmi un po’ a casa e al futuro ci penserò poi. In fin dei conti non si sa nemmeno come finirà questa stagione». Già, il futuro. Quello di una campionessa di 33 anni con l’obiettivo di una seconda gravidanza (la primogenita Gaia ha 6 anni). Un rebus complicato. «Ma non voglio chiudere così. Mi piacerebbe giocare almeno un’ultima stagione. A Monza? Difficile...». Come le Olimpiadi: «Quelle al massimo da spettatrice», magari con Gaia a tifare insieme per papà Davide Mazzanti, ct dell’Italvolley femminile.
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