Wierer, la regina del biathlon: «I miei trionfi di testa con il cuore all'Italia»

Dorothea Wierer
di Gianluca Cordella
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 22:30 - Ultimo aggiornamento: 22:48

Dorothea Wierer è la prima azzurra nella storia degli sport invernali in grado di trionfare in Coppa del Mondo per due stagioni di fila. In uno sport, il biathlon, che è stato praticamente l’unico ad andare avanti mentre il mondo si fermava per il Coronavirus. 
Quanto è stato difficile mantenere la concentrazione? 
«Moltissimo. Quando in Italia sono iniziate le restrizioni, con i numeri della pandemia che crescevano, noi eravamo già all’estero: guardavano continuamente i notiziari e il web per avere notizie dell’Italia. Non era per nulla facile stare concentrati sulle gare, soprattutto nella tappa finale in Finlandia. Oltretutto tutti gli sport erano stati fermati e noi eravamo ancora in gara. L’IBU non ha voluto fermare il biathlon e tutelare la salute di noi atleti».

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Lei ha parlato senza mezzi termini di interessi economici prevalenti. Nei giorni di gara o dopo c’è stato un confronto con la Federazione internazionale?
«No. Prima ero arrabbiata, ma ho pensato a gareggiare e non alle polemiche. E anche dopo non ne valeva la pena: l’IBU non ha sospeso le gare nemmeno quando ha visto che alcune nazioni avevano fatto rientrare in patria i loro atleti. Avevamo poco da dirci, insomma...». 
La penultima gara, la sprint, ha rischiato di compromettere tutto. Come è riuscita a “restare sul pezzo”?
«Venerdì sera ero arrabbiatissima, ero convinta che quella gara avesse pregiudicato la conquista della Coppa. Ma sono stata brava a mantenere la giusta tensione. Dopo un Mondiale così, non era per nulla scontato portare a casa anche la Coppa del Mondo. E, in generale, dopo una grande annata come quella scorsa, il rischio è di fare una stagione sottotono perché vengono meno le motivazioni. Non è stato così e sono felice di essere rimasta al vertice per due stagioni di fila. E voglio ringraziare le Fiamme Gialle che mi hanno dato il massimo supporto». 


Dorothea al poligono a terra (foto: Red Bull Content Pool)

Quattro medaglie ai Mondiali di Anterselva e la Coppa del Mondo: qual è stata la vittoria che si aspettava meno?
«Il risultato complessivo dei Mondiali è stato una sorpresa. Non pensavo di poter andare così bene, le gare iridate in casa sono fantastiche ma anche rischiose, la pressione è altissima. Per fortuna con le prime due medaglie sono riuscita ad avere una tranquillità che mi ha permesso poi di vincerne altre due».
È mancato qualcosa alla sua annata?
«Sono sempre molto critica nei miei confronti e in qualche caso ho avuto qualche piccolo problema sugli sci o al poligono, ma si tratta di inezie. Mi do un 10- per l’argento nella Mass Start che poteva essere oro».
Annata super per gli sport invernali, anche grazie a Brignone e Moioli. Può partire da qui un nuovo corso per la neve in Italia, come ai tempi di Tomba?
«Lo spero. I successi sono il traino per la crescita della popolarità di uno sport. I Mondiali hanno fatto registrare ottimi ascolti televisivi, sicuramente non arriveremo alla popolarità che il biathlon ha in Germania, Francia, Norvegia o Russia, ma una crescita di interesse già si vede».

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Com’è ora la sua quotidianità?
«Rispetto la quarantena e mi riposo dopo tanto tempo lontano da casa. Guardo le serie tv, creo orecchini, riordino gli armadi, rispondo ai messaggi e alle mail e faccio un po’ di esercizi fisici».
Sta pensando anche al futuro?
«Come ogni anno, decido in primavera. Ma se fisico e mente sono a posto perché non continuare?». 
Cosa le piacerebbe fare nel caso in cui dovesse decidere di smettere?
«Non ho ancora deciso. Sicuramente farò la mamma. Per il resto devo ancora pensarci».

La Wierer in azione sugli sci (foto: Red Bull Content Pool)

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