Atletica, Meucci oro europeo nella maratona: «Gli ultimi 10 minuti un'agonia, per vincere ho rischiato»

Atletica, Meucci oro europeo nella maratona: «Gli ultimi 10 minuti un'agonia, per vincere ho rischiato»
di Carlo Santi
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Agosto 2014, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 01:50

dal nostro inviato

ZURIGO - Daniele Meucci, il ragazzo che studia i robot, il nuovo campione europeo di maratona. Sulle strade di Zurigo, un percoso identico a quello sul quale si allena a casa sua, a Cascina, provincia di Pisa, ha conquistato un oro importante sotto gli occhi non solo del suo coach, Massimo Magnani, ma di Luciano Gigliotti, l’uomo che ha portato all’oro olimpico prima Gelindo Bordin a Seul ’88 e poi Stefano Baldini ad Atene 2004. Abbiamo trovato il maratoneta del domani, ha sentenziato Gigliotti vedendo correre Meucci. «È la medaglia più bella perché inaspettata - ha raccontato l’azzurro tenendo in braccio il piccolo Dario, il figlioletto di due anni e mezzo mentre la sua bimba, Noemi, dieci mesi appena, dormiva nel passeggino sorvegliata dalla mamma Giada - proprio come il bronzo dei 10 mila a Barcellona nel 2010».

Con una condotta di gara accorta, prendendo il comando dopo il trentesimo chilometro, Daniele ha prima superato il polacco Marcin Chabowski, che poco dopo si è ritirato, e poi è volato solitario verso il traguardo tagliandolo in 2h11’08”. Chabowski dopo pochi chilometri ha cercato di sorprendere tutti con una fuga. Nessuno, dietro, cercato di braccarlo. L’ex campione europeo juniores dei 3000 siepi sperava di farcela con quel grande vantaggio accumulato, ma non ha fatto i conti con le sue gambe e con il fegato. Meucci si è avvicinato e al trentesimo chilometro aveva ridotto lo svantaggio a 41” prima di prendere, dopo 1h48’, la testa della corsa. Chabowski ha mollato mentre dietro un altro polacco, però nato in Etiopia (è l’Europa dei passaporti), Yared Sheguma che in patria si chiamava Yared Nida e correva con buoni risultati i 400 metri, era capace di raggiungere il secondo posto con un ritardo dall’azzurro di 52”. Poco oltre (2h12’15”) il russo Aleksey Reunkov che aveva già provato la maratona di Zurigo essendosi piazzato quest’anno quinto nella gara internazionale di inizio anno. Al quinto posto (2h13”07”), festeggiato come un eroe, il padrone di casa, Viktor Rothlin che oggi ha chiuso, a 40 anni, la carriera.

Ingegnere dei robot, Daniele sta lavorando a Pisa a quelli per l’esplorazione dei fondali marini e la raccolta, in fondo al mare, di mine inesplose. «Sto facendo il dottorato, mi paice questa esperienza perché mi permette di non pensare solo all’atletica». Questa gara l’ha preparata in quota nei primi mesi del 2014, ad Albuquerque, poi dopo avere lavorato a casa è tornato in altura, a St.Mortiz dove è stato con tutta la famiglia e a Zurigo è arrivato martedì scorso. «Sono venuto in macchina e ha guidato la mia compagna».

Il calcio nel suo passato, ala sinistra nella squadra del suo paese, a 16 anni ha deciso di dedicarsi all’atletica. A Zurigo, Meucci non ha mai visionato il percorso. «Me lo ha descritto Massimo (Magnani, il suo allenatore, ndr) e ho capito che era quello di casa mia. Ha corso lo scorso autunno a New York. «Dopo quella maratona (decimo in 2h12’03”) ho deciso che mi sarei dedicato a questa gara. La pista è bella, la strada bellissima».

Correre è bello, correre senza l’assillo del cronometro meraviglioso. «Oggi non ho mai guardato l’orologio, ascoltavo le mie sensazione ma a un certo punto mi sono detto che dovevo rischiare per vincere», ha detto ricordando che gli ultimi 10 minuti di gara sono stati tremendi. «A tre chilometri dall’arrivo ho detto a Magnani mi fermo. Lui mi ha detto: devi arrivare per forza. Non potevo non obbedire».

L’Italia ha visto il settimo posto di Ruggero Pertile (2h14’18”)e il 32esimo di Michele Palamini (2h21’32”). Per soli 10 secondi la squadra è rimasta giù dal podio della Coppa Europa vinta dalla Russia davanti a Francia e Svizzera.