Sanremo, Gabbani: «Volevo smettere di cantare, e ho vinto a Sanremo»

Sanremo, Gabbani: «Volevo smettere di cantare, e ho vinto a Sanremo»
di Marco Molendini
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Lunedì 13 Febbraio 2017, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 12:23

Comunque vada panta rei e singing in the rain» canta Francesco Gabbani oscillando fra Eraclito a Gene Kelly e passando per Buddha e il Nirvana. Il Festival ha trovato il suo inno spensierato, ironico e un po’ demenziale, ma che in mezzo a tanta leggerezza infila anche un accenno di critica al centralismo culturale occidentale. Occidentali’s karma è stato un atto liberatorio in questo festival: forse dallo stesso Sanremo un po’ mattonata, forse dal resto delle canzoni in gara, quasi tutte dai toni seri, probabilmente dal clima cupo di un paese in crisi. «C’é voglia di vivere» racconta il trentacinquenne giovanotto di Carrara, passato in due anni dalla quasi eliminazione fra i giovani (c’era stato un errore tecnico nelle votazioni), alla vittoria, alla promozione e poi al trionfo fra i big. Un bel salto, rapido e inatteso per uno che naviga nel mondo della musica da sempre (il papà ha un negozio di musica) che ci ha provato, ha sbattuto, a un certo punto si era rassegnato. E, invece, eccolo qua che spopola sul palco dell’Ariston con il suo gorillone e poi si inginocchia davanti a Fiorella Mannoia al momento della proclamazione: «È stato un gesto spontaneo - racconta - ero imbarazzato, lei è un’artista che mi ha sempre dato forti emozioni. Non dite che sono un rottamatore».

E adesso, Francesco, che succede?
«È stato un anno stupendo, immenso, questa è un’altra soddisfazione, spero di riuscire a gestirla dal punto di vista emotivo perché voglio mettermi al lavoro sul disco. L’intenzione è di uscire entro primavera, ma so che sto entrando in un tunnel di cose da fare. Voglio lavorarci bene, l’album dovrà essere coerente con il clima di Occidentali’s karma».

Avrà tutti gli occhi addosso.
«Si, avrò più visibilità e voglio sfruttarla, ma non mi va di pensare di essere obbligato a dover dimostrare qualcosa agli altri».

Un bel salto nel giro di un anno. È stato praticamente vivisezionato. Il sito Dagospia ha trasformato in un tormentone le foto, mostrando il rigonfiamento extra dei suoi pantaloni.
«Non l’ho visto. Diciamo che mi fa piacere come tutta l’attenzione che si sta scatenando. E dire che tre anni fa avevo pensato di mollare il colpo dopo tanti tentativi andati a vuoto a cominciare dalla mia prima band i Trikobalto. Mi ero stancato della tensione e mi chiedevo: arrivano o non arrivano i risultati? Speravo di passare in radio invece stavo male. Allora ho ricominciato a scrivere canzoni per il piacere di farlo, senza dovere per forza cercare un risultato. E poi c’è stato il salto».

Quando, per errore, l’anno scorso le comunicarono che era stato eliminato con la sua canzone Amen che reazione ha avuto?
«Quel Festival l’avevo affrontato quasi per caso. Quando mi hanno detto che ero uscito si sono rimasto un po’ deluso, ma stavo già accettando la cosa».

Ieri notte, dopo la proclamazione della vittoria ha parlato di Daniele Silvestri e del suo balletto a Sanremo con Salirò come ispirazione per la sua performance.
«Si è uno dei miei artisti preferiti, ma ideando al balletto ho pensato anche a Attenti al lupo di Lucio Dalla».

L’idea del gorilla è venuta pensando al lupo di Dalla?
«No, al libro di Desmond Morris La scimmia nuda».

Il testo di Occidentali’s karma è un patchwork di parole.
«Una vera accozzaglia di citazioni frutto della collaborazione con gli altri autori, ma è anche un frullato della mia storia e delle mie ispirazioni. Io sono un onnivoro della musica».

Ma rivela il fascino per il mondo orientale.
«Noi occidentali siamo molto cervellotici rispetto al futuro. Gli orientali cercano di vivere il presente che è difficilissimo».

Lei è nato in una famiglia musicale.
«Ho capito subito che la mia vita avrebbe preso quella direzione. A 12 anni ho cominciato a scrivere canzoni».

È arrivato a scrivere per Renga e per Celentano che sembra un altro dei suoi modelli, nella sera delle cover ha cantato la sua Susanna.
«In passato ho cantato anche Svalutation e ho scritto per lui Il bambino col fucile che fa parte del disco Le migliori, inciso con Mina».

Le spetterà come diritto di andare all’Eurofestival. Ci ha già pensato?
«Vediamo che succede. Forse dovrei fare il testo in inglese anche se la canzone ha un suo appeal anche così».
Gabbani vive sempre a Carrara. Da quattro anni sta con Dalila Iardella, una ragazza che di professione fa la tatuatrice («Io non ne farà mai, però» assicura). Ama lo sport («mi piace andare in bici, nuotare, fare trekking») e le alpi Apuane che si vedono dalla sua Carrara («adoro andare sulle vette»). Dice: sono per il detto mens sana in corpore sano.
 

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