Franco di Mare racconta i settant'anni di Israele: «Un Paese senza pace ma già nel futuro»

Franco di Mare nei tunnel costruiti dagli Hezbollah
di Valentina Tocchi
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Domenica 9 Dicembre 2018, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 17:22

Un viaggio da Gerusalemme alla modernissima Tel Aviv, passando per i tunnel che Hezbollah stava costruendo dal Libano e la piccola Sderot, la cittadina più vicina alla Strisica di Gaza dove in 30 secondi bisogna mettersi in salvo dai razzi dei terroristi.  
Franco di Mare, conduttore di Unomattina, il 9 dicembre su RaiUno racconterà “Israele: i 70 anni”, lo  speciale Tg1, in onda a mezzanotte, firmato con Paola Miletic e il produttore esecutivo Eleonora Iannelli. Un viaggio in una regione che, nata sulle ceneri della guerra nel 1948, in 70 anni di vita di pace ne ha vista ben poca. 

Franco di Mare, in molte delle cronache Israele è sinonimo di attacchi terroristici e una pace mai raggiunta nonostante i tanti negoziati. Cosa mostra nel suo speciale? 
«Israele in realtà è molto altro. Non dobbiamo mai dimenticare che è l'unica democrazia in una regione dove pullulano regimi satrapisti e autoritari. Nonostante la guerra sia una realtà percepita e i giovani vengano addestrati ad una leva militare di 3 anni c'è un indice di felicità altissimo, c'è speranza, creatività, voglia di fare. Le invenzioni tecnologiche sono ai massimi livelli, le start up proliferano a ritmi da Silicon Valley. Noi ci siamo addentrati in questo universo di creatività e inventiva con il guru israeliano Chemi Peres, il figlio dell'ex presidente Shimon Peres. Siamo rimasti a bocca aperta visitando il museo della ricerca». 
 



Su cosa si sta orientando la ricerca israeliana? 
«Ci hanno mostrato la macchina che è in grado di ricavare acqua dall'atmosfera, il sistema di irrigazione goccia a goccia. Qui l'acqua è il bene più prezioso e non bisogna sprecarne neppure una goccia. Loro sono riusciti a far fiorire il deserto con piantagioni di frutta e verdure. Ma non solo». 

Spieghi. 
«Quando siamo andati a girare lo speciale, circa due settimane fa, erano appena uscita la notizia dei tunnel che il gruppo libanese Hezbollah stava costruendo per giungere in Israele. Siamo andati a visitarli e siamo rimasti colpitissimi dal metodo di Israele. Quei tunnel, che erano un'opera ingegneristica e tecnologica raffinatissima,  sicuramente  aveva coinvolto ingegneri di alto livello. I lavori erano in corso da mesi ma Israele, che probabilmente aveva scoperto la cosa monitorando i cambiamenti termici del sottosuolo,  aveva lasciato fare per capire fin dove si sarebbe spinta quella costruzione e a quale livello tecnologico erano arrivati. Una grande lezione di intelligenza«. 

Lo scorso maggio si sono festeggiati i 70 anni da quando Ben Gurion dichiarava la nascita dello Stato di israele. La pace è un miraggio? 
«L'ho chiesto al presidente Rivlin in persona. Gli ho chiesto se questo era lo Stato che sognavano. Mi ha risposto: «Questo non è lo stato che sognavamo, ma ci stiamo lavorando». Israele sogna la pace e ne ha bisogno, perchè per fare business e per fare ricerca tecnologica gli investimenti ingentissimi che lo Stato fa ogni anno nella difesa sono una zavorra. 
Tuttavia si ha ben chiaro che il metodo per arrivare alla pace è quello di “prepararsi alla guerra”. La cosa sconvolgente, però, è che la popolazione nonostante il costante pericolo di attacchi e attentati continua a vivere.
A Sderot, la cittadina che sorge proprio sul confine con la strisica di Gaza che viene denominata Sderocket (con un gioco di parole con la parola inglese “rocket", razzo) da quando suona l'allarme antirazzo a quando si viene colpiti passano 30 secondi. Trenta secondi per mettersi in salvo». 

Da poco più di un anno Gerusalemme è stata riconosciuta capitale di Israele dagli Stati Uniti. Come l'ha trovata? 
«Grazie ai muri che sono stati costruiti Gerusalemme è una città più sicura, che tenta di evitare la strage degli innocenti presi di mira dai terroristi. Gerusalemme è una città unica al mondo, contesa dalle grandi religioni monoteiste che si contendono a colpi di risoluzioni dell'Unesco, come quella purtroppo votata nel 2016 anche dall'Italia, la paternità di luoghi come la Spianata delle Moschee o il Monte del Tempio». 

A proposito di Italia. In settimana Matteo Salvini ha annunciato un viaggio in Israele. Come vedono l'Italia anche alla luce dei rapporti con l'Iran?
«Gli israeliani ci accusano di scarsa autostima e vorrebbero sicuramente stringere un legame più profondo con noi. Per il momento sono ancora tutti entusiati per il Giro d'italia della scorsa primavera, che come ricorderete è partito da Gerusalemme Ovest, ha toccato Haifa, Tel Aviv fino a Eilat. Quel Giro, che da noi ha sollevato le solite polemiche per l'arrivo a Roma, a loro ha permesso di mostrare Israele sotto un profilo diverso, di mostrare luoghi di cui le cronache non si occupano. Per un paese come Israele è stato davvero importante». 




 
 

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