Gabriele Cirilli, 30 anni di carriera a teatro: «Ma vorrei uno show tutto mio anche in tv»

Gabriele Cirilli al Messaggero
di Veronica Cursi
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Martedì 24 Aprile 2018, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 09:11

Dai primi passi con Gigi Proietti, al tormentone “Chi è Tatiana?” fino al successo di Tale e Quale Show, Gabriele Cirilli ha 50 anni di cui 30 passati sul palcoscenico. Una vita sotto i riflettori (ma anche qualche rammarico) che il comico «abruzzese d’origine, romano di cuore e milanese d’adozione», ha voluto raccontare tornando a teatro: dal 2 al 13 maggio al Sala Umberto di Roma con un "one man show" tutto da ridere.
 



In #TaleEQualeAMe… Again, c’è un hashtag: che significa?
«Ho deciso di aprire il mio hastag personale al pubblico: raccontare chi sono condividendo ricordi, foto, pezzi di vita. Una volta queste cose erano conservate in soffitta, oggi sono su Instagram e il mio Instagram è il palco, l’unico luogo dove sono davvero io: tale e quale a me».


Cos’è cambiato in questi 30 anni? «E’ stato un inizio duro, i primi spettacoli, l’incontro con il maestro Gigi Proietti. Poi è arrivata Tatiana, il mezzo per diventare popolare e ora il ritorno al mio grande amore, il teatro, la conclusione di un ciclo meraviglioso».

 
 


Ha avuto la fortuna di lavorare con nomi memorabili: da Nino Manfredi a Paolo Villaggio. Un ricordo che le è rimasto impresso?
«Facevo le prime pose in un film “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni: un giorno andai a trovarlo sul set, ero quasi una comparsa, quando si alzò un signore per venirmi a stringere la mano: era Alberto Sordi che mi salutava, lui a me».

Come vive uno della sua generazione il rapporto con i social, se non sbaglio rimase male per qualche critica...
«Mi criticarono perché ridevo delle mie battute, in realtà era uno sketch studiato. A me dispiace quando la critica non è costruttiva: puoi dire “a me Cirilli non piace” non “in Italia Cirilli non piace”».

Parliamo di Tale e Quale show, lei ha partecipato a tutte le edizioni.
«Devo dire grazie a Carlo Conti: mi chiamò la prima volta nel 2001 e da allora sono stato presente in tutte le sue trasmissioni».

Invece con la Rai ci è rimasto un po’ male...
«Mi dispiace che la Rai non abbia mai voluto rischiare con me, mi piacerebbe fare una trasmissione tutta mia. Credo di essere pronto».

D’altronde lei ha fatto di tutto, teatro, fiction, cinema.
«In Italia è difficile esternare il tuo talento se sei un’artista a 360 gradi. In America è più semplice, basti pensare a Tim Robbins, partito dal cabaret e arrivato a “Le ali della libertà”. Ecco, se chiedi a Ferzan Özpetek se mi vuole nei suoi film forse ci sarebbe qualche difficoltà».

Qualche rimpianto?
«Mi dispiace non avere ancora trovato un agente che creda totalmente in me.
Sono convinto che potrei fare ancora di più».

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