Capossela in concerto a Roma: «Il treno dei sogni io lo canto così»

Capossela in concerto a Roma: «Il treno dei sogni io lo canto così»
di Fabrizio Zampa
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Sabato 26 Luglio 2014, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 13:28

Nell’Irpinia di una volta, dove i paesi sono arroccati sulle alture e i binari corrono solo in basso, nelle valli, la frase “mi sono sognato il treno” significava essersi messi in testa qualcosa di impossibile.


«Cari amici, noi ci siamo sognati il treno e così speriamo voi. Il treno era la strada per i sogni e a quei tempi i treni, come l’acqua e il cibo, erano un bene comune che non avrebbe mai dovuto obbedire alle regole economiche bensì appartenere a tutti, non come succede in quest’epoca di alta velocità e di biglietti che costano un occhio della testa»: così Vinicio Capossela, in concerto stasera a Eutropia (Campo Boario) descrive la sua performance fatta di musica per tutti, per ballare, stare insieme e divertirsi, che è un aperitivo del Calitri Sponz Film Festival, rassegna di film e documentari sui matrimoni («che durano per sempre») e gli sposalizi («che durano un solo giorno») in programma a Calitri, Irpinia, dal 20 al 31 agosto, della quale è per la seconda volta ideatore e direttore artistico.

PAESAGGIO WESTERN

«Ora che la gloriosa linea Avellino-Rocchetta giace deserta nel paesaggio western della valle dell’Ofanto, e non dimenticate che il padre del grande Sergio Leone era proprio di quelle parti, dobbiamo ricominciare a sognare quel treno che ormai è in via di estinzione - dice. - Il festival del quale mi occupo e che propone decine di titoli si svolge nelle antiche stazioni, da Calitri a Lioni e Monteverde, fra incontri e camminate sui binari, seminari, feste di paese e tanti film dedicati all’unione e allo sposalizio, da pellicole storiche come Matrimonio all’italiana e Il tempo dei gitani di Emir Kusturica a film introvabili scovati dalla Cineteca di Bologna, dai documentari di Luigi Di Gianni a corti amatoriali sui matrimoni, musicati dalla Banda della Posta».

Che c’entra tutto questo con il concerto di stasera? «Molto: il concerto, nel quale ho al mio fianco la Banda della Posta, unisce il senso della frontiera e del viaggio, brani inediti e canzoni della tradizione rurale, omaggi ai cantanti dell’emigrazione ferroviaria come Nicola Di Bari, Salvatore Adamo, Rocco Granata e così via. È musica per sognare e per fare un viaggio all’indietro, alla riscoperta di riti e paesaggi sonori che rischiano l’oblio».

ANTEPRIMA

È, come abbiamo detto, un’anteprima del concerto che Capossela darà allo Sponz Fest, al quale saranno presenti altre formazioni, dagli americani Los Lobos (storica band di rock latino e country con Conrad Lozano, Steve Berlin e David Hidalgo) ai Tinariwen (gruppo del Mali che offre un bellissimo mix di musica tuareg, rock psichedelico, blues e world music), da Paolo Nori e l’Usignolo (con Tra la via Emilia e il West) a Enrico De Angelis, Lea Tommasi e Guano Padano, fino a Giovanna Marini e Francesca Breschi che chiuderanno musicalmente il festival.

Spiega Vinicio che tutto è cominciato quando anni fa scrisse un pezzo intitolato Al veglione.

«Matrimoni e funerali sono l’inizio e la fine per tutti, e lì è nata l’idea del festival.

Con la Banda della Posta facciamo canzoni sociali, anarchiche, storiche, pezzi miei riarrangiati in un concerto che chiamerei “popolare militante”, per far ballare e per mettere un po’ di poesia nella vita con il nostro cocktail di polka, punk, folk, mazurka. Il succo? Oggi, come un secolo fa, per fare un paese bisogna metterci il treno: a fare i conti ha unito più il treno che l’alfabeto, e adesso che stanno scomparendo i treni notturni è come se scomparisse la possibilità di sognare. Ecco, in un’Italia fatta in gran parte di paesi il sogno e il treno sono preziosissimi, e noi li cantiamo».

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