Skin, dal palco alle discoteche: «La mia seconda vita come dj»

Skin, dal palco alle discoteche: «La mia seconda vita come dj»
di Andrea Andrei
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Venerdì 1 Agosto 2014, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 11:42

ISOLE TREMITI - Immaginare un'artista energica e particolare come Skin nella cornice incantata di un isolotto al largo della Puglia pu sembrare strano.

Ancor di più se, invece di far risuonare la sua voce cristallina, la cantante degli Skunk Anansie si piazza dentro il chiosco di un monastero dell'anno 1000 con la sua consolle e spara musica dance a tutto volume verso una folla di giovani adoranti e abbastanza ubriachi.

Eppure è stata questa la scena che si è materializzata sabato 26 luglio sull'isola di San Nicola, alle Tremiti, in occasione dell'inaugurazione in grande stile di Isola Bacardí, mega-evento che durerà fino al 16 agosto e che porterà nell'arcipelago pugliese una lunga serie di feste e concerti. Una scena che forse sarà stata inusuale, ma che è piaciuta parecchio sia a chi assisteva, sia alla stessa Skin: «La location era davvero magica», racconta davanti a un piatto di pesce ai giornalisti il giorno dopo, «È un posto non convenzionale dove esibirsi e fare un dj set. E penso che sia proprio bello cambiare ogni tanto. È stato divertente, c’era un gran pubblico, i ragazzi erano molto felici ed esaltati di essere lì. È stato emozionante vederli saltare ed essere così coinvolti».

E dire che Skin nemmeno sapeva che queste isole erano uno dei luoghi più amati di Lucio Dalla. Peccato solo che la pioggia abbia interrotto la serata prima del tempo, costringendo il pubblico a una fuga precipitosa verso il molo per prendere il traghetto. Ma un acquazzone non è bastato a spegnere l'entusiasmo.

Chi ha avuto l'occasione di partecipare al suo dj set ha infatti assistito a un evento unico nel suo genere. Non solo per la location, ma anche perché vedere Skin in veste di dj è una novità. O almeno questo è quello che pensa la maggior parte della gente.

«È curioso, perché in realtà ero una dj ancora prima di diventare una cantante», riflette lei, «Quella è stata la mia prima scelta musicale. Ho cominciato a fare la dj a 17 anni, quando andavo al college». Ma già lì aveva trovato il modo di distinguersi. «Mettevo musica che altri non mettevano, come ad esempio pezzi della tradizione indiana. Alla gente piacevo molto perché suonavo di tutto, mentre invece i dj di solito mettono solo la musica che piace a loro. Ho anche continuato all’università, ma poi ho iniziato a cantare in una band, il che è diventata la cosa più importante rispetto a tutto il resto, comprese le mie aspirazioni come dj».

LE RADICI

Ma le sue radici artistiche, nonostante lo straordinario successo con gli Skunk Anansie, non l'hanno mai del tutto abbandonata: «Nel 2000 decisi di organizzare una mega festa a casa mia. Dovevo procurarmi dei dischi, e ho trovato alcuni dj. Finii per ospitare 10 dei dj più importanti della scena londinese, che si sono alternati alla consolle. Siamo andati avanti fino a mezzogiorno del giorno dopo. È stato pazzesco, ma anche molto interessante. Bello, no?». La risposta, ovviamente, è retorica. «Scendi le scale, e metti su un disco che ti piace. Mi ha sempre entusiasmato farlo e così ho continuato a cercare occasioni per farlo».

Solo che poi, quando sei un personaggio di spicco nel mondo musicale, anche se fai qualcosa solo per divertirti, e lo fai anche bene, finisce per essere un'arma in più nelle mani di chi fa di tutto per screditarti: «Se canti in una band e ti cimenti anche nel fare la dj, la gente può pensare che tu sia una che crede di saper far tutto, e quindi finisci per essere vittima di critiche negative. Un po' come Paris Hilton». E qui, per il paragone a dir poco particolare, ridono tutti. Lei però è serissima. «Io sono convinta che la maggior parte della gente pensa che fare la dj sia molto facile, e che chiunque possa farlo. C’è il forte rischio di non essere presi sul serio. Ho impiegato tanto tempo a convincermi di tentare questa carriera perché avevo paura di non essere credibile. La gente continuava a chiedermi di fare la dj, e io rispondevo che non lo ero realmente. Non so in realtà perché continuassero a chiedermelo, ma sono andati avanti per due anni, finché un giorno ho accettato».

Ma se pensate che sia stata una passeggiata, siete totalmente fuori strada: «Ho fatto la mia prima esibizione in Svizzera. È stato terrificante, le mani mi tremavano sulle manopole dei volumi, ero terrorizzata. Quando salgo sul palco per cantare ho completa fiducia in me stessa e so esattamente cosa fare. Mentre fare la dj è diverso. Se fai un errore mentre canti, puoi facilmente farlo passare come un momento dello show, ma se sbagli quando sei in consolle tutti ti guardano storto».

Sarà. Ma a guardare storto Skin, lì alle Tremiti, non c'era proprio nessuno. «Quello del dj è un lavoro da nerd, che richiede molta preparazione e che implica stare davanti al pc per molte ore al giorno. E forse è per questo che è raro trovare donne dj, anche se sempre meno, visto che oggi tutti abbiamo a che fare con la tecnologia. Si tratta di attività a cui i maschi vengono indirizzati di più. Quello che amo di più nel fare il dj, oltre a scegliere le canzoni, è la parte "spirituale": essere davanti al pubblico e intuire quello che vuole sentire e realizzarlo. Per farlo devi avere un'ampia selezione di pezzi. Non mi piacciono i dj che realizzano solo un certo numero limitato e sempre uguale di canzoni. Il tuo ruolo è intrattenere le persone, che sono lì per ballare, e dar loro quello che vogliono, in modo che tutti si possano divertire e allo stesso tempo ascoltare qualcosa di nuovo. Anche ballare è un atto spirituale, un'esperienza di gruppo. Si è felici seguendo ritmo e musica, come facevano le tribù africane. Quando vogliamo ascoltare questo tipo di musica non lo facciamo mai da soli, ma andiamo in discoteca con gli altri, perché ha una potente carica aggregante e questo mi piace molto».

PASSIONE RITROVATA

Una passione ritrovata insomma, che rischia di diventare molto più che un hobby per Skin: «Vado in discoteche e club da quando avevo 13-14 anni, e adoro ogni genere di musica: classica, rock ovviamente, ma anche house e reggae. Sto creando molti pezzi miei. Ultimamente mi sto concentrando sul mio sound, collaborando con dj di cui apprezzo le sonorità. Mi piace lavorare con altre persone, proporre la mia canzone e poi lasciare che loro la modifichino. Negli ultimi tempi sto collaborando spesso con Nicole Moudaber, che è allieva di Carl Cox, uno dei dj più famosi al mondo, e Adam Beyer, che ha una casa di produzione ed è una grande fonte di ispirazione. Poi ho scritto delle canzoni con una band che si chiama Solomon. Quest’anno voglio farmi conoscere come dj, con il mio stile e i miei testi. Mi piace che si dica che Skin si è messa a fare musica diversa dal rock. Tutta la musica che sto facendo adesso è esclusivamente elettronica. Quello che davvero adoro è il ritmo. E poi sarà che io sono una persona molto socievole, anche se molto timida. Proprio come molti dj: sono socievoli ma timidi allo stesso tempo. Non avrebbero il coraggio di mettersi al centro dell’attenzione durante una festa, ma stando dietro alla consolle riescono a esprimersi».

Eh sì, perché Skin, che ci crediate oppure no, è davvero una persona molto timida. Se non l'avessi incontrata di persona, personalmente non ci avrei creduto. Chi l'ha ascoltata infinite volte nei dischi o nei videoclip, e l'ha vista esibirsi sul palco con gli Skunk Anansie, conosce una donna con una grinta quasi aggressiva, profondamente e genuinamente rock. E quasi ci si dimentica della dolcezza intrinseca dei testi delle sue canzoni, della sua voce potente ma limpida. Una voce che a parlarci a poche decine di centimetri di distanza arriva quasi come un sussurro, accompagnata da movenze delicate, di una femminilità e di un'armonia quasi ipnotica. Per non parlare del sorriso, che si apre quando meno te l'aspetti, proprio come nelle persone più fragili e timide, ma che è straordinariamente contagioso. Eppure è sempre lei. La diciassettenne che mette musica alle feste di Londra. La scatenata cantante di uno dei gruppi rock più rappresentativi degli anni '90. L'autrice della commovente Secretly ma anche l'interprete dell'oscura e quasi violenta Carmen Queasy, con Maxim Reality dei Prodigy. La longilinea modella che si definisce "classic-contemporary-hardy", adora i vestiti italiani «Perché durano una vita», ma anche lo stile giamaicano e che, citazione sua, «Se inizio a parlare di moda non la smetto più». La dj che fa scatenare centinaia di giovani dentro un antico monastero su un'isoletta dell'Adriatico. La dolcissima donna che a tavola scansa educatamente il vino e beve solo acqua naturale. La ragazza riservata ma che ama parlare e stare con gli altri, tanto che ti sembra di conoscerla da sempre. Anche se non smetterà mai di sorprenderti.

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