Addio a Charlie Haden, padre del free jazz

Addio a Charlie Haden, padre del free jazz
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Sabato 12 Luglio 2014, 15:23 - Ultimo aggiornamento: 15:43
Il lungo addio di Charlie Haden come la morte di un grande scrittore d'avventura.



Il contrabbassista, che insieme a Ornette Coleman e accanto a Billy Higgins e Don Cherry aveva inventato il free jazz, è stato il simbolo di un modo di intendere la musica come scoperta continua, sia che si trattasse di nuovi mondi sonori che di rileggere tradizioni diverse, dal jazz mainstream al country fino alla world music e ai canti della guerra civile spagnola. E ora «Last Dance», un titolo tristemente profetico, il disco inciso con Keith Jarrett e uscito meno di un mese fa, acquista il senso di un testamento. Al contrabbasso era arrivato a causa della poliomelite che lo ha colpito da adolescente e costretto ad abbandonare il canto. Haden, che era nato nello Iowa 76 anni fa, aveva cominciato nel gruppo di famiglia: le sue radici country resteranno un elemento fondamentale della sua personalità e, naturalmente della sua musica, come dimostra «Rambling Boy», l'album del 2009 registrato con la famiglia, Elvis Costello, la figlia di Johnny Cash Rosanne e il genero, Jack Black. Radici che risuonano anche nel giustamente celebratissimo «Beyond The Missouri Sky», l'album inciso con Pat Metheny che è stato un suo appassionato compagno d'avventura, anche insieme a Ornette Coleman nell'avventuroso «Song X». Quanto fatto accanto a Ornette sarebbe sufficiente a garantirgli un posto nella leggenda: non sono tanti gli artisti che possono affermare di aver oggettivamente cambiato il corso della storia musicale. Nei titoli di quei dischi temerari pubblicati a cavallo tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 c'è il senso di quel lavoro e di una consapevolezza assoluta: cambiare le regole del gioco, come era accaduto con la pittura.



I dischi. «Change of The Century», «The Shape Of Jazz To Come (la forma del jazz che verrà)», «Free Jazz: A Collective Improvisation». Quei dischi suscitarono entusiasmo nella comunità artistica ma anche reazioni furibonde: tra gli entusiasti c'era un poco più che ventenne Keith Jarrett che mette insieme un trio con Haden e Paul Motian (ex batterista di Bill Evans) e poi, con Dewey Redman al sax, forma il cosiddetto «Quartetto americano». Nel 1969, e l'anno non è di poco conto, insieme a Carla Bley forma la Liberation Music Orchestra, una big band che fondeva lo sperimentalismo con il linguaggio orchestrale e le tradizioni popolari, compresi i canti della guerra civile spagnola lasciando una delle testimonianze definitive del jazz come impegno politico nonchè una visionaria anticipazione di quella che, qualche decennio dopo, sarà chiamata «world music». Negli anni '80 ha messo in piedi la splendida avventura del Quartet West, insieme a Ernie Watts, Alan Broadbent e Larance Marable di cui val la pena ricordare almeno «Always Say Goodbye», struggente omaggio al mondo di Raymond Chandler e del Noir. Più volte premiato con il Grammy, Charlie Haden ha collaborato con grandi pianisti come Gonzalo Rubalcaba, Brad Meldhau compreso il nostro Enrico Pieranunzi con cui, insieme a Paul Motian ha inciso «Special Encounters», dopo che, stavolta con Billy Higgins alla batteria, aveva registrato «Silence», un gioiello di Chet Baker. Charlie Haden era un musicista anti accademico, un contrabbassista dal suono potente, dal fraseggio personalissimo, costantemente impegnato a svincolare il suo strumento da un ruolo di mero accompagnamento. Il Grammy alla carriera e il titolo di Master of Jazz assegnatogli dal National Endowment For The Arts sono il giusto riconoscimento a un artista che ha cambiato la storia con questo obiettivo: «Voglio portare via la gente dalla bruttezza e dalla tristezza che ci circonda attraverso la bella, profonda musica».
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