Antesignano dei videoclips, il film, una sorta di musical documentaristico fotografato da Gilbert Taylor in uno splendido bianco e nero, seguiva l’onda della “beatlesmania” allora imperante. Qualche mese prima, a febbraio, gli “scarafaggi” erano riusciti addirittura nell’impresa di conquistare l’America, raggiungendo il primo posto nella hit parade statunitense con “I Want To Hold Your Hand” ed esibendosi nel popolarissimo’”Ed Sullivan Show”. Tutto il globo canticchiava le loro canzoni, simbolo ormai di una generazione, e il loro stile andava imponendosi come un vero e proprio fenomeno di costume. Facile, allora, pensare a un “instant movie” sulla band dell’anno, meno semplice, però, realizzare quello che per molti, “Time” compreso, è un capolavoro del cinema e della cultura pop.
“A Hard Day’s Night”, che deve il titolo all’omonima hit a cui diede il nome Ringo Starr ripensando a una “dura giornata” di lavoro appena trascorsa, raccontò con libertà, originalità, soprattutto stilistica - si pensi alla ripresa multi-angolo delle esibizioni live -, e autoironia, ciò che i “Beatles” erano in quel momento, il loro status di modelli e alfieri di un cambiamento epocale. Non a caso, il film, che trae la spinta spunto da un viaggio che i quattro devono intraprendere da Liverpool a Londra per andare a esibirsi in una trasmissione televisiva, si sofferma soprattutto sul rapporto con i fans e con il pubblico in generale, sempre in bilico tra amore e “odio”. Assediati dai loro supporters, infatti, nella finzione della celluloide, John, Paul, George e Ringo scappano e trovano rifugio in un hotel dove, però, l’esuberante batterista fugge, dando il via a una serie di simpatiche ed esilaranti peripezie.
“Con i Beatles condividevamo passioni come quella per Peter Sellers e per il surreale, ma erano loro ad essere straordinari. Io ho solo cercato di catturare e restituire il loro modo di essere” ha affermato in un’intervista Richard Lester, che ieri sera era a Bologna dove il film, restaurato, è stato proiettato in occasione dell’anniversario. Con lui i “Fab Four” avrebbero fatto capolino al cinema altre volte, insieme - in “Help” - e da soli - Lennon recitò nel 1967 in “Come ho vinto la guerra” -, senza mai toccare le vette di “A Hard Day’s Night” o, se preferite, di“Tutti per uno”, titolo della versione italiana. “All’epoca erano davvero tutti per uno”, si è lasciato scappare ancora Lester. Ah, come passa il tempo.