Amy Winehouse, tre anni fa moriva la regina del soul bianco

Amy Winehouse, tre anni fa moriva la regina del soul bianco
di Enrico Gregori
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Mercoledì 23 Luglio 2014, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 00:34

Quando il 23 luglio del 2011 Amy Winehouse mor, torn in auge la cosiddetta maledizione del 27, ripercorrendo le storie di quegli artisti rock che, appunto, se ne andarono a quell’età dopo una vita di eccessi e trasgressioni. Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain e, infine, quella ragazza dalla voce potente ma dal carattere fragile.

Luoghi comuni, certamente, così come è spesso troppo facile giudicare chi, apparentemente, non sa accontentarsi del successo o non riesce a viverlo con adeguata serenità. Ma al di là della psicanalisi d’accatto, quella di Amy Winehouse rimane la storia di una grande artista, un vero e proprio talento naturale per la sua vocalità e la spigliatezza con la quale interpretava i pezzi: originali e cover.

Nel mondo della musica si usa catalogare i generi tanto per facilità di comprensione, e così la sua musica fu etichettata come “soul bianco”, proprio a sottolineare come un genere tipicamente “afro” sia stato interpretato da Amy con una padronanza eccezionale.

Al di là delle evidenti qualità vocali, il suo punto di forza era quello di saper giocare e scorrere tra la base musicale con una verve pressoché inimitabile rendendo la sua voce il classico strumento aggiunto della band.

Debuttò pubblicando, nel 2003, per l'etichetta discografica Island, l'album “Frank”, che riscuote un buon successo di pubblico e critica. Il vero successo arriva nel 2007, con l'uscita del secondo album “Back to Black”, che trainato da singoli come Rehab, Love Is a Losing Game e l'omonima traccia Back to Black ha scalato le classifiche mondiali, ottenendo un successo che l'ha portata alla vittoria di cinque Grammy Awards.

Ma la sua fama di cantante è stata sempre affiancata a una lugubre notorietà più attinente alla cronaca nera che a quella musicale. Ma, a tre anni dalla sua scomparsa, è giusto ricordarla come una vocalist in grado di far sembrare semplici e naturali anche i pezzi dove la tecnica doveva essere eccezionale. Nonostante la sua giovanissima età, infatti, Amy Winehouse divenne un modello e un punto di riferimento di molti musicisti, impressionati dalla sua originalità.

Purtroppo, a tanto talento, non si affiancò un altrettanto solido carattere. Droga, alcol, dimagrimenti. La sua salute fu presto minata, tanto che più di una volta interruppe dei concerti perché completamente obnubilata dagli alcolici o dagli stupefacenti. E questa escalation negativa fu inarrestabile fino al 23 luglio di tre anni fa, quando Amy viene trovata morta nel letto della sua casa al numero 30 di Camden Square, da una sua guardia del corpo. Il personale medico delle due ambulanze accorse immediatamente sul posto non possono che constatare il decesso: l'autopsia eseguita il 25 luglio non ha chiarito le cause. In effetti è doveroso ricordare che dopo ulteriori esami tossicologici e istologici, il 24 agosto 2011 un portavoce della famiglia rende noto che «le analisi non hanno rilevato tracce di sostanze stupefacenti, solo tracce di alcol, ma non in misura tale da poter stabilire se e fino a che punto l'alcool abbia influito sulla sua morte».

A quel punto le ipotesi furono tra le più svariate, fantasiose e surreali. Ma davanti alla sua abitazione ci fu un vero e proprio pellegrinaggio di gente, anche avulsa dalla musica, che voleva testimoniare il suo affetto e la sua pietà verso una ragazza dalla voce fantastica e dall’animo tormentato.

Il 27 ottobre 2011 sono stati resi noti gli esiti degli esami tossicologici, che hanno rivelato la presenza di alcol nel sangue cinque volte superiore al limite consentito per la guida. Viene stabilito che la morte è stata causata da uno shock chiamato "stop and go", ovvero dall'assunzione di una massiccia dose di alcol dopo un lungo periodo di astinenza.

Ma “stop and go”, paradossalmente è anche una frase attinente alla fama di Amy. La sua vita si è fermata, ma la sua musica è ormai diventata patrimonio mondiale della storia del pop-rock. Ma è doveroso ricordare che nel corso della sua vita Amy Winehouse ha donato dei soldi a oltre trenta enti di beneficenza, in particolare quelli riguardanti i bambini. Anche se questo lato della sua personalità non è mai stato ben noto al grande pubblico, era conosciuta per la sua generosità ed è stato anche conosciuto come un "soft touch". "Chiedi a Amy e lei lo farà", era una frase comune tra la comunità di carità nei riguardi della Winehouse. Che però ad aiutare se stessa non ci sia riuscita, è un altro luogo comune. Ma, come spesso accade per i luoghi comuni, una verità incontrovertibile.