Il sogno americano nelle opere di Norman Rockwell in mostra a Palazzo Sciarra

Il sogno americano nelle opere di Norman Rockwell in mostra a Palazzo Sciarra
di Sabrina Quartieri
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Martedì 4 Novembre 2014, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 17:38

Se fosse ancora vivo eviterebbe con cura di ritrarre scene di violenza o di spargimento di sangue. In nome del suo "realismo romantico", sceglierebbe di vivere in una piccola provincia, tra l'accoglienza dei suoi abitanti e la quiete del suo paesaggio, per raccontare nelle sue opere sogni, speranze e ideali degli americani.

E' successo nel 1939 quando Norman Rockwell (1894-1978) lasciò la modaiola New Rochell (NY) per trasferirsi ad Arlington nel Vermont e dopo, con la nuova sistemazione, definitiva, a Stockbridge nel Massachusetts. Considerato uno dei più grandi illustratori del XX secolo, "l'artista delle gente" debutta in Europa con la mostra "American Chronicles: The Art of Norman Rockwell".

Ospitata nelle sale di Palazzo Sciarra a Roma, la retrospettiva racconta il percorso creativo di uno dei più acuti osservatori e narratori della società statunitense del secolo scorso. Come disse lo stesso Rockwell, «senza pensarci troppo in termini specifici, mostravo quell'America che conoscevo e osservavo, a chi, magari, non era riuscito a notarla».

Il percorso espositivo, curato da curata da Danilo Eccher (Direttore della GAM di Torino) e Stephanie Plunkett (Chief Curator del Norman Rockwell Museum) è un viaggio alla scoperta di più di cento opere dell'artista, tra dipinti, documenti e fotografie, mettendo in mostra anche la raccolta completa delle oltre 300 copertine originali realizzate dall'illustratore per il magazine americano 'The Saturday Evening Post'.

Nella retrospettiva di Palazzo Sciarra c'è l'intero 'pianeta Rcokwell' con le sue tavole e si apre con la sezione dedicata alle origini degli Stati Uniti, 'American Roots'.

In questa parte sono esposti il ritratto di Abramo Lincoln, ('Lincoln for the Defense', 1961) e le radici americane secondo Rockwell, raffigurate nel 'Family Tree' (1959), l'albero genealogico composto da indiani d'America e cowboy, principesse spagnole e puritani, pirati e gente comune. Il racconto continua con le 323 copertine originali di 'The Saturday Evening Post', realizzate da Rockwell tra il 1916 e il 1963, durante la lunga collaborazione dell’artista con il settimanale americano.

La sezione 'Shaping an American Aesthetic' indaga la relazione tra arte e illustrazione. Esempio di realismo minuzioso e finzione grafica è l'opera 'Triple Self-Portrait' (1959), nel quale l’artista si rappresenta nell’atto di dipingere il suo stesso ritratto. Segue la parte dedicata ai fanciulli, vivaci e indisciplinati, con 'Tomorrow'. Consapevole della loro potenza comunicativa, Rockwell li ritrae in diverse campagne pubblicitarie, come quella ideata per Kellogg’s, dove i bambini appaiono spavaldi e sani ('Girl with String' - 1955). L’artista però rappresenta anche i momenti più difficili della vita degli adolescenti. È il caso di 'Girl at the Mirror' (1954), ritratto di una ragazza alle prese con i complessi dell’adolescenza o del celebre 'The Runaway' (1958), nel quale traspare il bisogno di indipendenza del piccolo fuggiasco.

La mostra si chiude con le opere più impegnate sul fronte sociale, raccolte nella sezione 'Problems and Perspectives'. È il gennaio del 1941 quando il presidente Franklin D. Roosevelt delinea la propria visione della società post bellica, fondata su quattro libertà irrinunciabili (Four Freedoms): la libertà di parola, di culto, dal bisogno e dalla paura. Rockwell le racconta nei suoi dipinti. In 'Freedom of Speech', 'Freedom of Worship', 'Freedom from Want', 'Freedom from Fear' (1943), l'artista rappresenta persone comuni, famiglie affettuose e assemblee pacifiche. La serie, pubblicata su 'The Saturday Evening Post', avrà un successo tale da divenire oggetto di un’esposizione itinerante negli Stati Uniti, che servirà a promuovere la raccolta fondi per la guerra in corso.

Con il passaggio dell'illustratore dal 'Post' a 'Look', diventa ancora più forte il suo interesse per i diritti civili, la lotta alla povertà, la guerra del Vietnam, la tematica della discriminazione razziale. È in questo periodo che Rockwell realizza il celebre quadro dedicato al dramma dell’apartheid 'The Problem We All Live With' (1963), dove rappresenta una bambina afroamericana che, per avvalersi del diritto all’istruzione, viene scortata a scuola dagli sceriffi federali. Per il Presidente della 'Fondazione Roma' Emmanuele F.M. Emanuele, che conobbe l’opera dell’artista nel 1966, durante un soggiorno negli Stati Uniti, "le composizioni di Rockwell si potrebbero paragonare a finestre aperte sulla vecchia America, in cui l’autore stesso ama sporgersi per osservare, riflettere o semplicemente divertirsi: immagini cariche di fiducia per la conquista di quei valori che oggi sono fortunatamente realtà".

Promossa da 'Fondazione Roma', organizzata da 'Norman Rockwell Museum di Stockbridge' e 'Fondazione Roma–Arte–Musei', in collaborazione con la 'Fondazione NY', 'Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma', la mostra resterà a Palazzo Sciarra fino all'8 febbraio prossimo. Per informazioni e prenotazioni, telefonare allo 06.22761260 oppure consultare i siti www.fondazioneromamuseo.it e www.mostrarockwellroma.it.