I SINTOMI
L’estasi, il sudore, il palpito del cuore davanti alle opere d’arte sono le sue emozioni meglio sono descritte nelle “Passeggiate romane” e nelle “Memorie di un turista”. Un insieme di sintomi poi definiti come sindrome di Stendhal. Per la visita al quartiere di San Pietro, lo scrittore francese, raccomanda di non lasciarsi andare «che per qualche istante all’ammirazione che ispira un così grande monumento, così bello, così ben tenuto, in una parola, la più bella chiesa della più bella religione del mondo» per evitare «un folle mal di testa».
Dalla letteratura, alla descrizione dei segnali del suo sentire raccontati al pronto soccorso dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze dai pazienti storditi dalla bellezza della città, agli studi scientifici di oggi. Con tutti gli strumenti che permettono ai ricercatori di monitorare le emozioni del cervello davanti all’opera d’arte. Così come raccontava Stendhal.
GLI OCCHI BRILLANTI
Che, in questo modo, riassume l’estasi: cambiamenti del battito cardiaco, delle frequenze respiratorie, della pressione arteriosa, rilassamento dei muscoli facciali e una maggiore brillantezza negli occhi. Queste, infatti, sono state le prime rilevazioni fatte durante un seminario fiorentino al quale è stato dato questo titolo, “Cavalcata nel tempo fino allo splendore dell’epifania interiore”. Un esercizio di percezione guidata per esplorare e analizzare le reazioni dei visitatori, a Firenze, all’interno della cappella affrescata da Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Riccardi (1459) diviso in tre appuntamenti nel 2014. Caschetti con sensori in testa, rilevatori del battito cardiaco e dei movimenti degli occhi.
L’idea è stata di Perla Gianni di Studi Uniti con Andrea Bonacchi, psicologo clinico del Centro studi e ricerca Synthesis. Per la parte dei rilevamenti i tecnici di Bionen-BluNet e di Tempo Reale. Chi ha accettato di sottoporsi alla sperimentazione è stato filmato. E proprio i video hanno regalato i primi segnali, dalla trasformazione dello sguardo, la contrazione dei volti e il loro successivo rilassamento. Rilassamento che deve dire grazie all’opera di Benozzo Gozzoli.
Un’analisi immediata subito dopo l’esercizio ha mostrato una sorta di estraniamento da ciò che era intorno trasformandosi in una sorta di serenità mista ad affaticamento. Qualcuno dei partecipanti l’ha definita una «piacevole stanchezza». La mappatura cerebrale ha rivelato che le persone erano maggiormente stimolati quando, oltre all’affresco, erano anche avvolti da musica. Non solo orecchie e occhi ma anche tatto.
LA MUSICA
Durante due giornate di lavoro, infatti, i partecipanti sono stati invitati dai ricercatori a toccare l’opera. Da qui un virtuosismo di stimoli: da composizioni musicali nate apposta per questa sperimentazione fino all’approfondimento di particolari ripresi dalle telecamere e riprodotti in un monitor. Benozzo Gozzoli ha fatto il suo gli studiosi hanno amplificato la lente di ingrandimento per studiare l’aspetto emotivo-sensoriale della visita.
L’analisi dei risultati è ancora in corso. L’obiettivo è quello di approfondire lo studio sull’ipotesi di un possibile riequilibrio della pressione causato dagli effetti benefici dell’esposizione all’arte. Che, così, Stendhal riassumeva in «Roma, Napoli e Firenze»: «Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed in sentimenti appassionati».
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