Ottorino Mancioli, il fascino degli sguardi nelle opere del maestro futurista

"Coppia in amore" di Ottorino Mancioli
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 7 Marzo 2016, 23:11 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 17:21

Da martedì 8 marzo (inagurazione alle 18) fino al 31 marzo è aperta la mostra “Il dialogo silente: lo sguardo nelle opere di Ottorino Mancioli”, curata da Costanza Savelloni, galleria Fidia Arte Moderna Via Angelo Brunetti, 49, Roma (tel. 06 3612051).

Opere immediate, realizzate con pochi tratti, che sono anche metafore la cui interpretazione è lasciata al pubblico: dalla grande produzione di Ottorino Mancioli, (1908-1990) pittore tardo-futurista affascinato dall’art deco, vincitore di premi internazionali e autore di manifesti pubblicitari e di propaganda entrati nella storia, ma anche eroe di guerra e medico, ecco Il Dialogo silente, rassegna “incentrata sul gioco di sguardi – si legge nel catalogo - che, a una seconda lettura più attenta delle opere, contribuisce alla messa in moto delle figure, spesso coppie molto chic, e a creare una sottile tensione tra di loro, a farle comunicare e a lasciarci immaginare situazioni e scene di vita vissuta”.

Ottorino Mancioli, il fascino degli sguardi nelle opere del maestro futurista

Una scelta molto interessante, quella operata dalla curatrice della rassegna, che aiuta a scoprire un ulteriore aspetto dell’eclettica epopea artistica di “Otto Man”, già protagonista di una vita che di ordinario non ha avuto nulla, a cominciare dal consenso che l’ha accompagnato con picchi elevatissimi e altrettanto profondi abissi a seconda del periodo storico, come se l’arte innescasse emozioni a fasi alterne. I lavori di Mancioli, compresi quelli nati dalla felice collaborazione con il fratello Corrado, attraversano invece le epoche e a ogni visione regalano spontanea meraviglia, capaci come sono di trascinarti nel contesto, che sia un'elegante partita di tennis o una sfilata di alta moda, l’interno di un bar con gli avventori o o uno scorcio di vita da spiaggia, una partita di rugby o uno schizzo della campagna d’Africa nella seconda guerra mondiale in cui io pittore diede prova di grande coraggio.

In questa occasione si è puntato, come indica il titolo della mostra, sullo sguardo e è non un caso che l’inaugurazione sia stata fissata per l’8 marzo perché le donne appaiano in tutte le opere in rassegna. Leggiamo nel catalogo firmato da Costanza Savelloni: “Una donna formosa, descritta con poche linee curve che ne tratteggiano la fisionomia e il carattere, ci dà le spalle mentre esita di fronte allo specchio che le rimanda la sua stessa immagine. E’ indecisa, lo sguardo che rivolge a se stessa – e che grazie al gioco di specchi arriva fino a noi – è espresso icasticamente dal titolo dell’opera: Esame. In questa estrema sintesi del segno e del messaggio si racchiude il segreto dell’immediatezza di Ottorino Mancioli, che senza bisogno di spiegarsi e spiegare le sue opere, lascia che esse parlino da sole. Sono metafore lasciate intendere allo spettatore che è libero di interpretarle nel modo a lui più gradito e congeniale, senza l’irruzione dell’artista nella dialettica tra opera e pubblico. Mancioli con tratto grafico secco e dinamico sembra voler catturare d’impeto ciò che vede di fronte ai suoi occhi, prima che fugga via, che sia troppo tardi per immortalare la scena che un secondo dopo cambierebbe. Sono figure ossimoricamente “statico-dinamiche” quelle di Otto Man, che da ferme intrappolate su un foglio di carta rimandano il dinamismo e la forza del movimento che solo l’impronta futurista ha saputo trasmettere ai suoi successori … E’ su questa falsariga che è emerso lo spunto per la presente mostra, ovvero l’indagine di secondo livello del movimento, non fisico ma psicologico: lo sguardo”.  

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