Alta un metro e 58, morta sui 50 anni per colecisti biliare e cardiopatia coronarica, è stata ritrovata intatta, chissà come imbalsamata: con i tessuti ancora molli. La sera prima aveva mangiato melone: nello stomaco, aveva 138 semi. E' il suo, il favoloso corredo recuperato. La sua trousse per il viaggio, con le nove scatolette laccate dei cosmetici; gli abiti; dei soprammobili; l'universo privato di una famiglia tra le più aristocratiche di quel tempo assai remoto.
Oltre alla più antica salma rimasta integra ritrovata al mondo, Mawangdui ha restituito la «biblioteca sotterranea»: iscrizioni su listelli di bambù, o tavolette di legno, anche manoscritti su seta; oltre 900 testi medici, consigli per mantenersi in forma, testi di storia e astronomia, e altre discipline le più varie. L'evento fu senza precedenti per l'archeologia cinese; mobilitati i maggiori studiosi delle più diverse discipline, per scavare il tumulo alto circa 16 metri e del diametro di oltre 30, con sculture ai lati del corridoio d'accesso: gli idoli a guardia delle tombe. Con i mille oggetti della marchesa, tra cui pettini, sigilli, uno specchio, giade e rami, anche le tombe del marito e uno dei loro figli. Eccezionale uno stendardo funerario, a forma di T alto un metro, diviso in tre zone: l'esistenza infera, la terrena e la celeste, con Xin Zhui poggiata ad un bastone.
Tra i documenti, uno di divinazione attraverso la capacità di interpretare i fenomeni astrologici ed atmosferici: è il più antico al mondo, e tratta specificatamente perfino la forma delle comete; un altro, con le prescrizioni mediche per ben 52 malattie: il testo farmacologico più completo e remoto venuto finora alla luce. «La mostra», raccontano la soprintendente Daniela Porro e la direttrice generale alla Valorizzazione Anna Maria Buzzi, «è frutto del memorandum con la Cina del 2010, per cui l'Italia ha uno spazio in un moderno museo di Pechino». Il direttore di quello dello Hunan, Chen Jianming, spiega come è stata possibile questa mostra: fino al 2016, il museo, degli Anni 50, è chiuso; il nipponico Arata Isozaki, un'archistar, lo sta raddoppiando. E così, arrivano in Italia, mai visti prima all'estero, gli esiti di una tra le più significative, emozionanti campagne di scavo dell'ultimo secolo: oggetti stupendi, di cui neppure si potrebbe supporre l'esistenza; così importanti, da far nascere una nuova disciplina, chiamata lo «Studio di Mawangdui»; e le tombe di epoca Han sono ora esposte in uno dei dieci migliori allestimenti museali di quell'epoca. Ma per un po' di tempo, saranno in trasferta a Roma.