Lotta di classe al Circeo prima del rientro

Lotta di classe al Circeo prima del rientro
di Luca Ricci
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Giovedì 28 Agosto 2014, 17:23 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 15:30
“Amo’, e se annamodell?” chiese Cesare Marconi a sua moglie Fiorella. In effetti la spiaggia libera dove si erano sistemati fin dalle prime ore del mattino - una lingua di sabbia ingrata piena di sassi aguzzi, mozziconi di sigaretta e bottigliette di plastica -, per paradosso confinava proprio con lo stabilimento più cool del golfo, e non ci sarebbe voluto molto per sconfinare. “Daje!” esclamò Adriano, il figlioletto di nove anni. “Se passamo dar mare è ‘n attimo!”.



La famiglia Marconi all’inizio si accampò sul bagnasciuga, poi visto che nessuno diceva nulla, prese coraggio e guadagnò uno dei primi ombrelloni sulla riva. Fiorella fece l’inventario lì su due piedi: “Du’ lettini, du’ sdraio, du’ sedie. E quanno l’avemo mai vista tutta sta robba?”. Il piccolo Adriano invece si faceva scorrere la sabbia tra le dita, senza decidersi a fare un castello o scavare una buca. I granelli erano così fini e bianchi che sembravano selezionati uno per per uno: “Ahó, ma è vera o sintetica?”.



Cesare, il capofamiglia, dal canto suo aspettava il momento in cui quella magia si sarebbe interrotta: qualcuno avrebbe protestato e sarebbero stati rispediti da dove venivano, cioè nella chiassosa spiaggia libera lì di fianco. Nel frattempo però non poté fare a meno d’immaginarsi come un uomo benestante che finalmente si godeva il suo meritato relax. Durò qualche secondo, poi vide che uno dei bagnini veniva verso di lui…



“Signor Marconi,” disse il bagnino. “Volevamo ringraziarla per la mancia dell’altro giorno”.

Cesare sgranò gli occhi: invece di cacciarlo in quanto abusivo addirittura lo ringraziavano? E come diavolo facevano a conoscere il suo cognome?

“Che mancia?” domandò titubante.

“Ma come non si ricorda?”, disse ancora il bagnino. “Quei 500 euro per ferragosto…”.

A quel punto Cesare fece finta di ricordare, e vide il bagnino allontanarsi pieno di deferenza e gratitudine. Si sforzò di trattenere una risata: lui, proprio lui, che sganciava una mancia di 500 euro, praticamente un mezzo stipendio…



Ma Cesare non ebbe il tempo di riaversi da quel fatto che già un paio di signore lo salutavano come se fosse stato un habitué di quello stabilimento esclusivo… A un certo punto un uomo sulla cinquantina si sbracciò dal suo lettino: “Cesare, che ne dici se dopo facciamo un giretto a Ponza sul tuo motoscafo?”.

Cesare finse di riconoscere l’uomo e soprattutto finse di possedere un motoscafo, e annuì un poco scocciato, come aveva visto fare a molti dei frequentatori di quella spiaggia: evidentemente essere scocciati faceva molto snob. E infine, quando ritenne di aver raggiunto il giusto livello di scocciatura, rilanciò: “Però dopo ce famo… ehm, ci facciamo un aperitivo su in villa…”



Cesare riconsiderò la sua vita dall’inizio, e alla fine si convinse che quell’istante fosse vero, e tutto il resto - tutti gli anni trascorsi con l’assillo dei soldi - falso. Si doveva proprio essere sbagliato sul suo conto, se in quella spiaggia lo conoscevano tutti. Fino a quel momento la famiglia Marconi si era sottovalutata, ecco cosa. Poi, d’un tratto, una voce familiare cominciò a sbraitargli nell’orecchio, come il canto di una sirena stonata…



“Aho, ma ‘ndo vai?” stava urlando Fiorella al marito. “Nun lo vedi che te sei perso l’uscita?”

Cesare si riscosse da quel sogno a occhi aperti. Davanti a lui c’erano le corsie del Grande Raccordo Anulare; alla sua destra c’era Fiorella che continuava a maledirlo; nei posti dietro Adriano stava mangiando gli avanzi custoditi all’interno della borsa-frigo.

“Amo’, scusa”, disse alla moglie. “Meno male che tornamo a casa. L’estate è solo ‘n allucinazione”.



Twitter @LuRicci74