Viaggio della memoria, i ricordi degli ebrei sopravvissuti al rastrellamento nazista di Roma

Viaggio della memoria, i ricordi degli ebrei sopravvissuti al rastrellamento nazista di Roma
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Mercoledì 15 Ottobre 2014, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 12:17
«Se una comunità ha bisogno di una memoria condivisa – e io sono profondamente convinto di questo – c’è una data che noi italiani, e tanto più noi romani, dobbiamo portare scolpita: 16 ottobre 1943. Quel giorno, meglio quell’alba, visto che tutto cominciò alle 5:30 di quel sabato un pezzo della città, un pezzo antico della sua gente, venne rastrellato, inseguito casa per casa, caricato sui camion, arrestato e avviato verso la sua distruzione». Con queste parole, scritte da Walter Veltroni, inizia il racconto della deportazione degli ebrei di Roma "16 ottobre 1943. Viaggio della memoria", volume scritto da Luca Pierafesa in occasione del 71esimo anniversario della più tragica azione messa a punto dai nazisti durante i nove mesi di occupazione di Roma.



Il volume ricostruisce la tragedia del rastrellamento e dei mesi successivi attraverso la voce dei sopravvissuti. Le SS, guidate da Herbert Kappler, rastrellano 1022 persone, tra le quali oltre 200 bambini. Tutti deportati nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. A fare ritorno a casa dalla Polonia saranno solo quindici uomini e una donna: nessuno di quei 200 bambini avrà modo di sottrarsi alla “soluzione finale”, concepita dalla follia criminale di Adolf Hitler.



La persecuzione nei confronti della comunità ebraica romana ebbe inizio con le leggi razziali del 1938 e toccò l’apice proprio con il rastrellamento del 16 ottobre 1943. Il treno con ventotto vagoni piombati giunge ad Auschwitz-Birkenau nella notte del 22 ottobre. La mattina successiva gli “ebrei del Papa”, come li chiamano con sarcasmo i vertici delle SS in servizio a Roma, vengono condotti alla “selezione”, diretta da Josef Mengele. A superarla saranno solo duecento tra uomini e donne. Gli altri finiranno immediatamente nelle camere a gas: nel giro di una settimana padri e madri di famiglia, anziani e giovanissimi conoscono una tragica sorte.



All’alba di quel 16 ottobre, erano tutti convinti che nella città che ospita il Papa i nazisti non avrebbero mai osato compiere quei rastrellamenti e quelle deportazioni già attuate nei confronti delle comunità ebraiche di altre città occupate in Europa.
L’orrore dei campi di sterminio rivive in questo libro, attraverso le parole di Shlomo Venezia, scomparso nel 2012, uno dei testimoni più importanti della tragedia dell’Olocausto, unico sopravvissuto in Italia tra coloro che furono impiegati nei Sonderkommando. Piero Terracina, scampato alla furia tedesca quella mattina del 16 ottobre e poi catturato quasi sette mesi dopo, racconta il dramma della deportazione che lo portò a tornare a Roma da solo, unico superstite della sua numerosa famiglia, dopo mesi di stenti e violenze affrontati ad Auschwitz.
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