LUNGIMIRANZA
“La Libreria Futura” richiede una certa lungimiranza, anche da un punto di vista organizzativo. Oltre alla trentatreenne Paterson (fino a quando sarà in vita), tutto sarà nelle mani del “Future Library Trust”, formato da editori, direttori editoriali e altri, tra cui Ion Trewin, direttore letterario del prestigioso Man Booker Prize. I membri cambieranno ogni 10 anni, ma spetterà a loro selezionare un autore all’anno per scrivere qualcosa per la Biblioteca Futura. Non ci sono regole: qualunque tipo di testo va bene, dal romanzo al saggio alla poesia. Il manoscritto verrà conservato in una stanza speciale della Nuova Biblioteca di Oslo, disegnata e costruita dalla Paterson con gli alberi che sono stati tagliati per fare spazio al bosco della “Biblioteca Futura”. Questa stanza sarà aperta al pubblico e potrà essere visitata, ma nessuno dei manoscritti potrà essere letto fino al 2114.
PALEO-ANTROPOLOGO
C’è più di una scommessa dietro il lavoro della “Biblioteca Futura”: viene da pensare che quei 100 libri potrebbero essere gli unici a essere stampati su carta nel 2114, e allora più che futura sarebbe una “Biblioteca del Passato”. Per questo motivo insieme ai manoscritti verrà conservata la tecnologia per stamparli su carta, che tra un secolo potrebbe essere ancora meno attuale di un grammofono oggi. Inoltre, come sottolineato dalla Atwood al Guardian, i lettori del 2114 forse avranno bisogno di un «paleo-antropologo» per tradurre I libri, perché «il linguaggio sarà diverso tra 100 anni». La scrittrice pluripremiata, autrice di L’assassino cieco e Il racconto dell’ancella, non ha voluto anticipare nulla del contenuto del suo scritto. «È parte del contratto, non puoi dire a nessuno quello che stai scrivendo», ha spiegato, raccontando di aver comprato della carta speciale da archivio per stampare la copia segreta del suo manoscritto, del tipo che tra 100 anni sarà ancora intatta. La Paterson ha invece descritto il suo lavoro come «un’opera d’arte vivente, respirante, organica, che si sviluppa su 100 anni» e che «vivrà e respirerà attraverso la crescita materiale degli alberi, di cui immagino gli anelli nei tronchi come i capitoli di un libro».
Oltre alla sala della Biblioteca di Oslo, infatti, per un secolo l’opera d’arte sarà nel bosco stesso, in cui il visitatore, secondo quanto spiegato dalla Paterson a Hypoallergenic, avrà la consapevolezza «della lenta crescita degli alberi che contengono le idee degli scrittori come un’energia invisibile». Il lavoro è parte di un progetto più ampio, lo Slow Space Bjørvika, commissionato da una società norvegese che si occupa di sviluppo urbano e dal collettivo di artisti britannici Situations. Al centro c’è il rinnovamento della zona del porto di Oslo e l’idea è di creare progetti sul lungo termine che richiedano il coinvolgimento di più persone nel tempo, come quello della Paterson: molti dei partecipanti alla “Future Library”, effettivamente, non sono ancora nati.