Renzo Piano "rammenda" le periferie con i giovani architetti

Renzo Piano "rammenda" le periferie con i giovani architetti
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Giovedì 27 Novembre 2014, 20:34 - Ultimo aggiornamento: 21:08
«Basta periferie, la vera scommessa dei prossimi trenta, quarant'anni, sarà quella di trasformare le periferie in città. Ed è una scommessa che deve essere vinta». Renzo Piano usa toni pacati per spiegare al Senato la sua idea di città.



L'occasione è la presentazione del primo Rapporto per le periferie, il progetto lanciato dall'architetto appena arrivato a Palazzo Madama e portato avanti con la collaborazione di Banca Generali, che già affianca il Fai e ha accompagnato la Fondazione del progettista del Centre Pompidou di Parigi in questa iniziativa e in particolare nella realizzazione di una pubblicazione che raccoglie la genesi e lo sviluppo dei progetti.



Si è cominciato da Roma, Torino e Catania, con il lavoro affidato alla creatività di sei giovani professionisti («ragazzi bravissimi, selezionati tra 5-600 aspiranti») che per 12 mesi si sono divisi lo stipendio da senatore di Piano e hanno messo su bottega nella stanza che l'architetto ha avuto a disposizione a Palazzo Giustiniani, che è stata in parte ricoperta di compensato e tappezzata di carte e disegni e che alla fine ha dato il nome al progetto («G124 è una sigla: Giustiniani, piano 1, stanza 24»). Si tratta, spiegano poi i ragazzi, di piccoli progetti realizzati con pochissimi fondi.



Un lavoro «umile» di «rammendi», come dice Piano, fatto di piccoli, importanti, progetti per ricucire le parti da troppo tempo slabbrate e abbandonate della città. Quelle che sono piene di degrado e di «monumenti all'insipienza», sottolinea, ma anche quelle in cui vive «la maggior parte della gente». «Non abbiamo fatto granché, ma cose che restano», premette.



A Roma una piazza attrezzata per riattivare un luogo degradato sotto una stazione mai finita in mezzo al Viadotto dei Presidenti (III municipio); a Torino l'intervento in un parco per ricucire la ferita tra due ali di quartiere nella Borgata Vittoria; a Catania un progetto di spazi verdi, aree giochi, orti didattici e porticati per riunire insieme una scuola e una palestra nel quartiere difficilissimo di Librino.



Al Senato davanti al presidente del Senato Piero Grasso e al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, Piano spiega: «Quella del progettare è un'arte civica che ha bisogno di una grossa iniezione di umiltà. Per questo abbiamo parlato di rammendo, che è metodico anche se non esclude la genialità. Lo so che non è spettacolare, ma bisogna farlo, è lavoro serio. Basta con le periferie, smettiamo anche di chiamarle così, meglio città metropolitane. E non facciamone di nuove, perché non sono più sostenibili, troppo costoso anche portare i servizi. La crescita della città non deve essere esplosiva, ma implosiva, bisogna costruire sul costruito, recuperare le zone interne. Per i prossimi 30-40 anni sarà così».