Verona, il murale è una pizza gigante: tassato l'artista Cibo. Per il Comune è pubblicità

Ph. Cibo
di Stefania Manservigi
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Sabato 2 Dicembre 2017, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 20:54
Un murales disegnato sopra un esercizio commerciale può essere considerato pubblicità? E’ quello che si stanno chiedendo in questi giorni i cittadini del Comune di San Giovanni Lupatoto, un paese in provincia di Verona, a seguito di un curioso episodio che vede coinvolto un noto writer della zona e l’amministrazione comunale.

Protagonista della vicenda è Pier Paolo Spinazzè, in arte Cibo, artista conosciuto della bassa veronese che si occupa di rivalorizzare edifici pubbici e non, coprendo con i suoi disegni a tema culinario le scritte ingiuriose che troppo spesso tappezzano i muri. Una ventata di colori che è sempre stata accolta con favore dai cittadini e dall’amministrazione comunale, almeno fino ad ora.

Ad avere scatenato la polemica, e la rabbia di Cibo, è la decisione dell’Ica, società a cui il Comune di San Giovanni Lupatoto ha affidato la riscossione dell’imposta sulla pubblicità e sulle affissioni, di tassare uno dei murales disegnati dall’artista. Oggetto del contendere è il disegno di una pizza sorto sulla facciata di un edificio dove, al piano terra, si trova la pizzeria al taglio “Alla Ponta”. Nonostante l’assenza di loghi o brand all’Ica è bastata la vicinanza del disegno all’attività commerciale (e il fatto che sia stato il proprietario della pizzeria a commissionarlo) per sostenere che si tratti di pubblicità e che sia dunque soggetto a tassazione.

Cibo è stato raggiunto dalla notizia a Parigi, dove era impegnato nella realizzazione di un’opera  all’interno della “Settimana della Cucina italiana nel mondo”, e ha esternato subito tutta la sua contrarietà in un post sulla sua pagina Facebook.

«Bene. Ora i miei murales li cancello io» ha scritto Cibo, che ha sottolineato come la vicenda avrebbe potuto avere un esito diverso, avendo avuto la giunta la possibilità di decidere di liquidare tutta la questione al primo consiglio. «Mi spiace, ho spiegato loro con le buone, ma regalare scuole, piazze e il decoro di un paese per loro è poco, loro vogliono i soldi! Si parla di migliaia di euro all'anno e io sono stato pagato con 125 pezzi di pizza».

Cibo ha quindi minacciato di iniziare a cancellare tutte le sue opere, a cominciare da quelle commissionate proprio dal Comune di San Giovanni Lupatoto.

L’Ufficio Ica, dal canto suo, difende la sua posizione facendo leva sulla Convenzione stipulata con il Comune dove si precisa come debba intendersi pubblicità ogni «diffusione o esposizione di messaggi visivi o acustici, eseguita mediante insegne, iscrizioni, cartelli, targhe, volantini, automezzi, striscioni, impianti di trasmissione e/o riproduzione di immagini e di altri mezzi similari, effettuata in luoghi pubblici o aperti al pubblico o comunque da tali luoghi percepibili».

Un braccio di ferro destinato quindi a continuare, con i cittadini che, sui social, hanno esternato la loro solidarietà al writer. E quella domanda che non sembra trovare risposta: un murales può davvero essere considerato pubblicità?
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