Con un narciso in ricordo degli ebrei morti durante la rivolta del ghetto di Varsavia. Oggi l'ambasciatore della Polonia in Italia, Anna Maria Anders e quello d'Israele Dror Eydar si sono incontrati davanti alla sinagoga di Roma per commemorare insieme l'inizio della ribellione, il 19 aprile 1943, contro la cosiddetta «soluzione finale» ordinata da Himmler. I due ambasciatori, come altri 50 diplomatici dei due Paesi nel mondo, si sono fatti fotografare con un narciso giallo in mano, divenuto simbolo della memoria della rivolta. In questa giornata, 78 anni fa iniziò la più grande rivolta degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e anche la prima in cui un gruppo di ebrei si difendeva in modo organizzato.
Gli ebrei combattenti attaccarono con armi rudimentali le truppe tedesche del comandante Sammern-Frankenegg entrate nel ghetto della capitale polacca per deportarne la popolazione. I tedeschi alla loro prima incursione si dovettero ritirare, fra di loro ci furono morti e feriti. Dopo il primo fallimento, il comando delle truppe tedesche passò a Jurgen Stropp.
Il rapporto finale riportava: «Il quartiere ebreo di Varsavia non esiste più. L’azione principale è stata terminata alle ore 20:15 con la distruzione della sinagoga di Varsavia… Il numero totale degli ebrei eliminati è di 56.065, includendo sia gli ebrei catturati che quelli del quale lo sterminio può essere provato». Ma l’insurrezione del Ghetto mostrò al mondo che le vittoriose armate hitleriane non erano affatto tali, e che alcune centinaia di uomini potevano tenere in scacco l’esercito tedesco e infliggergli consistenti perdite.