Peter Lindbergh nasce il 23 gennaio 1944 a Leszno, città polacca all'epoca dentro i confini tedeschi. Cresce a Duisburg e da giovane lavora come vetrinista a un grande magazzino. A 18 anni, mosso da una grande passione per l'arte, inizia a viaggiare: prima in Svizzera, poi a Berlino, poi ad Arles, in Camargue, per vivere dove visse «il mio idolo Vincent van Gogh», come spesso ha raccontato il fotografo. Decide di tornare in Germania per studiare pittura all'Accademia di Krenfeld (i suoi disegni nel 1969 sono stati esposti alla galleria René/Mayer). Il passaggio alla fotografia arriva quasi per caso, quando compra una camera per fotografare suo nipote, figlio del fratello. Nel 1971 inizia a fare l'assistente del fotografo Hans Lux, per poi aprire il suo primo studio, a Düsseldorf nel 1973.
Nel 1978 si trasferisce a Parigi e inizia a lavorare per le edizioni italiana (è la prima a offrirgli un lavoro), inglese, francese, tedesca e americana di Vogue. Collabora anche con il New Yorker, Vanity Fair e Harper's Bazaar, le più importanti testate al mondo; e con marchi di moda come Giorgio Armani e Prada. Il suo stile ha del rivoluzionario, in un settore sempre più vittima del fascino dell'eccesso, del silicone, del patinato. Elimina tutte le finzioni, ispirandosi all'espressionismo del cinema, e ai lavori dei reporter americani della Grande depressione, come Dorothea Lange o Walker Evans. «Odio il ritocco, odio il trucco, dico sempre: togliti il trucco!».
Nicole Kidman ritratta da Lindbergh per il calendario Pirelli 2017
In piena nascita della cultura digitale trova la massima consacrazione. Nel 1988, due anni prima della celebre copertina di Vogue, getta l'embrione: uno scatto di sei modelle - Estelle Léfebure, Karen Alexander, Rachel Williams, Linda Evangelista, Tatjana Patitz e Christy Turlington - ritratte in riva al mare di Malibù con indosso solo una camicia bianca mentre scherzano e si spingono. La perfezione nella semplicità: un controsenso che è l'inizio dell'era delle supermodelle. Da quelli scatti, incluse i ritratti di Kate Moss, Linbergh non è solo il nome di un fotografo, ma diventa lo stile da inseguire per tutti. Arrivano così gli scatti alle celebrità: Catherine Deneuve, Mick Jagger, Charlotte Rampling, Tina Turner, John Travolta, Madonna e Sharon Stone. E i calendari Pirelli: nel 1996, nel 2002 e nel 2017. Proprio quest'ultimo rappresenta al meglio la visione di Lindbergh: le attrici scelte, da Nicole Kidman a Helen Mirren, da Uma Thurman a Penelope Cruz, non posano per mostrare il corpo. «Il mio Pirelli è un calendario non nudo, ma che spoglia l'anima delle attrici: quindi è più nudo del nudo. È un calendario sulla sensibilità, sull'emozione, non certo sui corpi perfetti».
Uma Thurman nel Calendario Pirelli 2017
Questa filosofia accompagna ogni scatto del fotografo, impossibile notare sbavature. Fino all'ultimo lavoro, ora in edicola nell'edizione inglese di settembre di Vogue: una copertina speciale, con 15 suoi ritratti di donne che stanno cambiando il mondo, dalla giovane Greta Thunberg alla sempre eterna Jane Fonda. Una fotografia che non smette mai di pensare e provare a cambiare le nostre percezioni. Nel 2018, a margine di uno dei suoi ultimi libri pubblicati, Lindbergh scrive: «Le donne ritratte nelle riviste non mostrano nessun segno, del loro passato, delle loro esperienze. Sono totalmente cancellate e ripulite: è folle. È compito di ogni fotografo liberare le donne da ogni terrore per la perfezione e la giovinezza».
Julian Moore per il calendario Pirelli 2017
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