"Nessuno si salva da solo", come grida l'amore quando finisce

"Nessuno si salva da solo", come grida l'amore quando finisce
di Fabio Ferzetti
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Sabato 14 Marzo 2015, 19:13 - Ultimo aggiornamento: 19:26
Come si racconta un amore che non vuole finire, una coppia che si è spezzata da tempo ma non si arrende, due ex amanti - ma genitori per sempre - che dovrebbero parlare solo di figli, vacanze, turni, assegni, ma finiscono puntualmente a rivangare la loro passione e a rinfacciarsi errori, occasioni mancate, tradimenti? Con un materiale tanto incandescente (e a ben vedere tanto banale), le strade sono due. O si lavora di sottrazione, si lasciano molte cose nell’ombra, si usano con sapienza allusioni e omissioni, dosando con molta attenzione luci e ombre, tracce ed indizi, o si sceglie la spietatezza più iperrealistica.



Margaret Mazzantini

Chi conosce i film di Castellitto-Mazzantini, da

"Non ti muovere "a "Venuto al mondo" fino a questo Nessuno si salva da solo, come gli altri tratto da un romanzo della scrittrice, sa già che la prima opzione non è nemmeno contemplata. Regista e autrice (qui anche sceneggiatrice) vogliono farci bere il calice fino alla feccia. Come se solo così i personaggi, e forse gli spettatori, potessero capire, magari espiare, comunque affrontare davvero il passato e l’eventuale futuro che quel passato contiene. Saltando il melodramma per puntare direttamente allo psicodramma.



Cinema urlato

È una posizione etica prima che estetica, da cui deriva un cinema volutamente sgradevole, urlato, eccessivo; un cinema per cui il non detto non esiste e tutto dev’essere rimesso in scena, ovvero rivissuto. Qualcuno lo troverà catartico e magari si rispecchierà in questa coppia asimmetrica, come tante coppie: lei nutrizionista con un passato di anoressia (Jasmine Trinca), lui scrittore per ambizione e sceneggiatore per necessità (Riccardo Scamarcio), che nella loro storia coniugale rivivono - come tutti - i nodi e i conflitti della propria storia familiare, anche qui a dir poco esemplare. Lei oppressa da una madre bella e narcisa (Anna Galiena), lui castrato da un padre sindacalista e pieno di vita ma insensibile ai suoi sogni (Massimo Bonetti).



Battute improbabili

A noi invece sembra che la mancanza di controllo, l’accumulo di scene madri (e battute improbabili: una vera collezione), finisca per soffocare anche il nucleo di verità - umana, sociale, sentimentale - della vicenda, dando a ogni cosa l’accento retorico della predica. Anche perché i personaggi, malgrado la prova generosa degli attori, non vivono mai di vita propria ma sembrano sempre un po’ ostaggio di un copione dimostrativo. Curioso a dirsi, proprio lo scrivere per cinema e tv (che Gaetano/Scamarcio vive come un affronto, neanche fosse Scott Fitzgerald a Hollywood) fornisce al film la sua sottotrama più riuscita, con il (vero) regista Francesco Lagi nei panni dell’artista off che dopo il successo tiranneggia amici e collaboratori. Senza peraltro che questo dia più spessore o profondità al personaggio di Scamarcio.



NESSUNO SI SALVA DA SOLO

(melodramma, Italia, 100’)



di Sergio Castellitto, con Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio
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