Si dice che andando avanti con l'età si recuperino i ricordi dell'infanzia mentre il presente diventa poco importante, cupo, un autunno. Vedendo «Dolor y Gloria» l'ultimo lavoro di Pedro Almodvar, in concorso alla 72/ma edizione del Festival di Cannes, non si può non pensare che questo sia il suo lavoro più autobiografico, più intimo, in cui il regista spagnolo racconta, anche sulle note tristi di Chavela Vargas, il suo personalissimo spleen esistenziale diviso, come è, da un quotidiano stanco e da un vivido passato. Ma in questo film, in sala dal 17 maggio con la Warner Bros, c'è anche la chiara volontà di fare i conti con i suoi vecchi amori, con la sua infanzia, con sua madre e suo padre e, ovviamente, con la sua omosessualità.
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