Niente funerale per Mario Monicelli
Addio laico nella sua Monti

4 Minuti di Lettura
Martedì 30 Novembre 2010, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:55
ROMA (30 novembre) - Dolore e shock nel mondo del cinema italiano, dopo la tragica morte del maestro della commedia all'italiana. Mario Monicelli, 95 anni, si è tolto la vita lunedì sera gettandosi da un balcone dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato dal giorno prima per un tumore alla prostata.



«Mi sento solo, depresso, abbandonato», avrebbe confidato Monicelli a uno dei sanitari che lo aveva in cura. Secondo quanto si apprende il regista sarebbe arrivato l'altro ieri all'ospedale San Giovanni da solo proprio per sottoporsi alla terapia. Ma era già arrivato, si apprende, «profondamente depresso e sconfortato».



«Non è una tragica fine, è un uomo che ha vissuto», ha detto Niccolò Monicelli, nipote del regista. «Mi sembra che di messaggi ne abbia lasciati tanti - risponde a chi gli chiede se Monicelli abbia in qualche modo manifestato alla fine le sue intenzioni alla famiglia -: ricordatelo con i suoi film».



Non ci saranno funerali, ma un saluto mercoledì alle 10 a Monti, il quartiere dove viveva e a cui aveva dedicato il suo ultimo cortometraggio (Vicino al Coloseo... c'è Monti) e poi un ultimo omaggio alla Casa del cinema.



Il nipote del regista, che stamattina è insieme al resto della famiglia alla camera mortuaria dell'ospedale San Giovanni, dove erano presenti l'ultima compagna, Chiara Rapaccini, e le tre figlie, ha anche precisato che la salma di Monicelli sarà cremata «in forma privata alla presenza della sola famiglia». «La famiglia non ritiene necessario fare un funerale», ha aggiunto, sottolineando che tutto verrà fatto «nel rispetto della volontà di Mario Monicelli e di tutta la famiglia».



«L'ospedale San Giovanni ha aiutato mio marito nel suo ultimo anno di vita come forse mai nessun

altro», ha detto la moglie Chiara Rapaccini. «Voglio dire soltanto che io, la moglie Chiara Rapaccini, e tutta la famiglia Monicelli, vogliamo ringraziare chi ha fatto la cosa più straordinaria ed ha aiutato Mario nell'ultimo anno: sono stati vigili, attenti e meravigliosi». «Ringraziamo tutti il reparto di urologia due del l'Ospedale San Giovanni di Roma e il suo direttore Gianluca d'Elia, per l'assistenza affettuosa recata a Mario Monicelli per gli ultimi tre anni della sua vita e soprattutto nell'ultimo periodo, fino all'ultimo giorno».



I medici e il personale dell'ospedale San Giovanni di Roma non sono tenuti in alcun modo responsabili dalla famiglia di Monicelli per il suicidio del regista, dice anche il nipote Niccolò, il quale si fa portavoce del pensiero delle tre figlie e invia un messaggio di particolare gratitudine a chi ha assistito fino a ieri lo zio.



La procura di Roma intanto ha aperto un'inchiesta sulla morte del regista. In particolare il fascicolo è intestato, per il momento, «atti relativi a», ossia senza ipotesi di reato e senza indagati. In ambienti giudiziari si sottolinea come sia prassi aprire fascicoli in casi analoghi, benché si tratti di suicidi. Ieri sera il pm di turno esterno ha anche fatto un sopralluogo recandosi nel nosocomio capitolino. Il corpo di Monicelli è rimasto a lungo sull'asfalto coperto da un lenzuolo bianco.



«Ho offerto di allestire la camera ardente di Mario Monicelli in Campidoglio ma la famiglia preferisce fare una cosa molto più sobria e semplice e io rispetto la loro volontà», ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Intanto Viareggio, la città toscana dove monicelli è nato il 16 maggio 1915, ha proclamato il lutto cittadino.



Un estremo gesto di libertà, ha commentato l'attrice Stefania Sandrelli, tre film con il regista. E lo scrittore Vincenzo Cerami ha detto che nessuno meglio di lui ci ha raccontato la storia d'Italia.



Anche per la sua vita Monicelli «ha voluto inventarsi un finale». Ne è convinto Carlo Vanzina, che proprio con il regista de I soliti Ignoti cominciò tanti anni fa a fare cinema, «ha preferito uscire di scena così, in modo cinematografico». E invita a ricordarlo «senza tristezza, ridendo, come nel bellissimo finale di Amici Miei».



«Mario ci mancherà troppo. Lo abbiamo provato varie volte: la gente, il pubblico lo adorava. Io lo

veneravo come tante persone che fanno il nostro mestiere. La sua arguzia, la sua ironia erano uniche», ha detto Ezio Greggio. «Deve aver capito che non ce la faceva più a girare film, la cosa più importante della sua vita e ha deciso di uscire di scena con il coraggio che viene a chi è disperato e la dignità di chi sa che non può più sognare e far sognare. Ciao Mario, salutaci Totò, Sordi e Manfredi».



«Di Mario Monicelli non può essere ricordato questo o quel film, perché Monicelli non solo è stato il padre della nostra commedia ma ha incarnato il cinema italiano, dandogli immagine e parola, nel momento in cui queste andavano spegnendosi nel tramonto del neorealismo. Sarebbe retorico e ingiusto, oggi, citare un suo possibile erede. No, Mario Monicelli non lascia eredi degni del suo genio, della sua saggia, meravigliosa leggerezza, della sua abilità a dirigere attrici e attori straordinari», ha dichiarato Umberto Croppi, assessore alle Politiche culturali di Roma Capitale.


© RIPRODUZIONE RISERVATA