Verdone e la Marisol di Un sacco bello: «La volevo spagnola, frenetica e bona»

Verdone e la Marisol di Un sacco bello: «La volevo spagnola, frenetica e bona»
di Carlo Verdone
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Domenica 10 Agosto 2014, 10:28
​Quando scrissi l'episodio di Leo per “Un sacco bello” pensai per il personaggio di Marisol a una ragazza esuberante che lo mettesse in difficolt e pensai che dovesse essere spagnola. Lo dissi al mio produttore Sergio Leone e lui prima mi chiese: «Ma veramente la vuoi spagnola?» e poi aggiunse: «No».

A quel punto facemmo tantissimi provini in Italia senza trovare l’attrice giusta. Un giorno Leone, con una scelta da grande produttore, ci ripensa, chiama un agente amico suo a Barcellona e poi addirittura prende l’aereo e ci va.

Io gli dico che l’attrice deve essere tre cose: simpatica, frenetica... e bona.

Così, mentre io mi trovavo a Roma con Ennio Guarnieri a cercare le location, Leone assume il ruolo del bravo aiuto regista tornando con le foto di tre attrici. Io vidi una ragazza splendida: Verónica.

La chiamammo e lei venne il giorno dopo. L’appuntamento era casa di Sergio Leone dove insieme a me c’era il mio grande aiuto regista Roberto Giandalia. Simulammo la scena famosa dello zoo: la piscina era un tappeto del salone mentre io improvvisavo quello che avrebbe fatto e detto Leo. Secondo me Leone voleva vedere come stava messa sotto i panni. E devo essere sincero... anch’io volevo verificare se avesse la giusta fisicità per il personaggio che avevo in mente.

Verónica fa finta di buttarsi nella piscina e... era perfetta.

Leone la fece riaccompagnare in aeroporto dicendole che era stata brava. Avevamo già deciso. Era lei. Sul set fu straordinaria per simpatia, professionalità e ironia.

L’avevo azzeccata in pieno: Marisol doveva essere spagnola.

Fu un’autentica sorpresa ed era talmente contenta e gasata dall’esperienza che un giorno mi chiese di portarla a Piazza Navona di notte. Era un’altra Piazza Navona rispetto ad oggi. Più elegante e senza la marmaglia che infesta la Roma del presente. Improvvisamente, un pallone finisce nella fontana ed ecco che Verónica, imitando la Marisol del film, si toglie la maglietta e si tuffa nella Fontana del Bernini. La gente va fuori di testa e io pure: «Ma che sei impazzita?», le faccio preoccupato. Era zuppa e mentre la infilo in un taxi a Ponte Sisto le dico arrabbiato: "Non lo fare mai più!".

Fu un episodio divertente simbolo della sua stravaganza.

Ci fu un momento triste quando ci lasciammo a fine riprese. Lei mi disse: "Chissà se ci rivedremo". Effettivamente ci perdemmo di vista per anni.

Il mio caro assistente Ivo Di Persio, scomparso un anno fa, mi fece un grandissimo regalo quando andò ad intervistarla a Marbella in occasione di un extra al dvd di Un sacco bello. Verónica disse delle cose molto belle su di me in quell'occasione.

Il ricordo più gradevole? Forse i nostri ritorni a casa dopo le giornate di lavoro sul set. Lei mi faceva: "Carlo, mi porti in lambretta a lotelo?".

E quindi eccoci io e Veronica in lambretta ogni giorno con lei che mi si appiccicava dietro con i capelli al vento perché in quegli anni non portavamo i caschi. Sembrava una scena de Lo sceicco bianco di Fellini.

Io e Veronica in quel momento sembravamo Alberto Sordi e Gina Mascetti quando tornano in motorino alla fine delle riprese del fotoromanzo.

Era una ragazza fantastica.

Ma fantastici furono quei tempi.
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