Laura Antonelli è morta sola e dimenticata

Laura Antonelli
di Fabio Ferzetti
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Lunedì 22 Giugno 2015, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 13:31

È morta sola e dimenticata nella sua casa di Ladispoli Laura Antonelli, icona sexy con film come Malizia e Peccato veniale di Salvatore Samperi, protagonista anche per Visconti, Comencini, Scola e Bolognini, ma soprattutto titolare di una delle storie più tormentate e tragiche del cinema italiano.


Aveva 73 anni e non lavorava dai primi anni 90, ma di lei purtroppo avevano continuato a occuparsi le cronache.

Prima il processo per droga, una lunga vicenda umiliante iniziata con la scoperta di varie dosi di cocaina nella sua villa di Cerveteri, nel 1991, e conclusa con un’assoluzione (era stata imputata di spaccio) solo nove anni più tardi. Poi un’altra estenuante vicenda giudiziaria, che stavolta vede l’attrice contrapposta al regista e al produttore di quello che sarebbe stato il suo ultimo film, Malizia 2000.

Per girare questo tentativo malriuscito di ritrovare il passato successo, la Antonelli si era infatti sottoposta a cure estetiche da cui era uscita deturpata. Il lungo e tormentato processo con cui tentò di ottenere un risarcimento segnò il suo definitivo abbandono del cinema e il suo totale isolamento. La battaglia giudiziaria la procurò un tale stato di sofferenza psichica da farla ricorrere più volte alle cure del Centro di igiene mentale di Civitavecchia.

Nel giugno del 2010 Lino Banfi lanciò una campagna in suo favore, chiedendo al governo Berlusconi di intervenire in suo sostegno visto lo stato di difficoltà economica cronica in cui si trovava l’ex-diva. Ma la Antonelli fece sapere che preferiva non essere aiutata e voleva solo essere dimenticata.

Nel frattempo le tv pubbliche e private continuavano a mandare in onda i suoi film. Dai successi clamorosi degli anni Settanta (Malizia incassò sei miliardi di lire), alle commedie più di routine, ai film d’autore che le erano valsi premi e riconoscimenti. Se il suo destino è stato tragico, la sua filmografia è infatti lunghissima, anche se abbraccia poco più di vent’anni.

Dai primi successi sexy (Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile, Sessomatto di Dino Risi, naturalmente i film di Samperi) alle incursioni in Francia, dove intreccia una movimentata relazione con Jean-Paul Belmondo (Gli sposi dell’anno secondo di Rappeneau, Trappola per un lupo di Claude Chabrol). Fino ai progetti più ambiziosi che esaltano quel corpo morbido e antico, adatto a vellicare le fantasie più radicate nell’immaginario italiano, come gli amori ancillari di Malizia, ma pronto a incarnare docilmente anche le seduzioni dei film in costume.

Ed eccola protagonista di un ironico Comencini (Mio Dio come sono caduta in basso!), dell’ultimo e poco compreso Visconti (L’innocente, da D’Annunzio), di uno Scola assai insolito (Passione d’amore, da Tarchetti), di un paio di Bolognini (il sarcastico Gran bollito, l’irrisolto La venexiana). Senza dimenticare le tante commedie più o meno ambiziose, Mogliamante di Vicario, Letti selvaggi di Zampa, Mi faccio la barca, Rimini Rimini, e Roba da ricchi, tutti di Sergi Corbcci, Viuuuulentemente... mia dei Vanzina, Porca vacca di Festa Campanile, Il turno e L’avaro di Tonino Cervi. In una continua dissipazione che non avrebbe mai fatto presagire quel lungo e tragico finale di partita.

Impossibile non pensare ad Anita Ekberg, altra icona del desiderio morta pochi mesi fa non lontano da Roma, anche lei sola e dimenticata. Come se nel nostro cinema - nel nostro paese - fosse davvero impossibile trovare un modo e un luogo per invecchiare serenamente dopo una giovinezza tanto sfolgorante.

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