Jersey Boys: Clint Eastwood e i Four Seasons a tutta nostalgia

Jersey Boys: Clint Eastwood e i Four Seasons a tutta nostalgia
di Fabio Ferzetti
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Mercoledì 18 Giugno 2014, 17:26
Che cosa tiene insieme le persone? Cosa consente a uomini e donne di unirsi nelle prove pi estreme? In guerra (Flags of Our Fathers) così come sul ring (Million Dollar Baby) o magari nella vita quotidiana, anche quando nulla li avvicina (Gran Torino)?



Four Seasons È la domanda che scorre in filigrana dietro Jersey Boys, il nuovo e godibilissimo film di Clint Eastwood, molto applaudito al festival di Taormina dopo la severa accoglienza di Variety e Screen. Che trattandosi della storia dei Four Seasons, una band di italoamericani celebre negli anni 50-60, lo hanno considerato uno strano incrocio fra un musical e un biopic.



Broadway Mentre Eastwood, com'era giusto, fa sua questa perfetta macchina spettacolare, già lungamente rodata a Broadway (lo scintillante copione è di Rick Elice e Marshall Brickman, quest'ultimo autore fra l'altro di Io e Annie e Manhattan), puntando sui sentimenti contraddittori che malgrado tutto uniscono per 20 anni quattro mezzi delinquenti italoamericani cresciuti nei bassifondi del New Jersey. Come spiega Tommy De Vito, il più furfante del gruppo, «da noi c’erano solo tre modi per uscire dal quartiere. Entravi nell’esercito e magari tornavi in una bara. Diventavi mafioso, e magari venivi ucciso. Oppure diventavi famoso. Per noi ne valevano due su tre...».



Grande cast E invece, sorpresa: quei giovanotti che in apertura tentano goffamente di rubare una cassaforte erano destinati a un successo clamoroso recitando la parte dei bravi ragazzi con ciuffo e brillantina (il film non ha bisogno di ricordarci che in quegli anni esplodevano Beatles, Rolling Stones etc. lo sappiamo già). Un successo che Eastwood e i suoi sconosciuti ma formidabili attori rievocano con forza, e grande attenzione ai chiaroscuri, senza far finta di rivoluzionare il genere. Scena dopo scena, anno dopo anno, Tommy il duro, Frankie il cantante, Bob la mente e Nick il gregario («se sei in una band e scopri di essere Ringo, lascia fare agli altri»...), salgono infatti tutte le tappe del successo, fino all’inevitabile caduta.



Gavetta Rimorchiano e si litigano le ragazze in platea (memorabile il primo incontro tra Frankie e quella che doveva essere "una botta e via" e invece diventa sua moglie, l'attrice si chiama Renée Marino). Conquistano ambienti sempre più sofisticati. Riescono dopo lunga e esilarante gavetta a incidere il primo disco. E intanto parlano a turno alla macchina da presa, perché ognuno ha la sua versione dei fatti e il film gioca apertamente sul confronto tra punti di vista. Ma soprattutto non smettono di scontrarsi per le solite ragioni, gelosie, rivalità, inadeguatezza, debiti accumulati da Tommy la mela marcia.



Amico d'infanzia Anche se Frankie Valli, il solista che canta in falsetto, vero leader della band (l’attore, John Lloyd Young, è un buffo incrocio tra Dustin Hoffman e John Travolta), fa i salti mortali per non mandare al diavolo quell’amico d’infanzia a cui in fondo deve tutto. Magari con l’aiuto del capoclan del quartiere (Christopher Walken). Inevitabile pensare a Scorsese (tra i personaggi di contorno c’è un certo Joe Pesci che da grande farà l’attore...).



Ma Jersey Boys è l’opposto di The Wolf of Wall Street. Se Scorsese racconta e in certo modo celebra la rapacità, gli “animal instincts”, l’arte della truffa, Eastwood canta l’amicizia, la lealtà, il senso di comunità, insomma i vecchi valori. Con accenti molto convincenti proprio perché sa dal primo momento che quei valori verranno calpestati. Qualcuno lo troverà facile e nostalgico, invece è acuto e molto personale (in una scena, non a caso, da un televisore fa ironicamente capolino il giovane Clint in Rawhide). E quando alla fine Frankie intona Can’t Take My Eyes Off You, a Taormina tutto il Teatro Greco batteva il tempo coi piedi.
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