Hollwood ama le fashion victim italiane, ma proprio letteralmente, i morti ammazzati fra i pizzi e il macramè. Prima Versace in Tv e ora l’assassinio di Maurizio Gucci. La tragedia che castiga il mondo frivolo delle passarelle è garanzia di box-office, così deve aver pensato la produttrice del film, Giannina Facio, ex soubrette che in quella Milano anni ’90 ci si è fatta le ossa, prima di impalmare il mitico Ridley Scott. Anche nella saga dei Gucci una Cenerentola sposa un miliardario, ma Patrizia Reggiani non ha preso sportivamente il divorzio ed è finita come è finita. Ora se ne va in giro con un pappagallo sulla spalla e si meraviglia che le figlie rifiutino di concederle un vitalizio, dopo che le ha fatto ammazzare il padre da quattro delinquenti sgangherati: si dice, però, disposta ad accettare in cambio lo chalet e il veliero di famiglia.
Viene il sospetto che neanche Lady Gaga sia all’altezza di un personaggio così fuori dai gangheri e che la promozione bluffi.
Si sa, gli americani amano gli intrighi fra consanguinei per la cassaforte di famiglia, da noi tira più il giallo col movente della mitomania e si tifa per mantidi religiose e megere. Sarà anche il retaggio del liceo classico, ma il nostro archetipo è Medea, una che non la placavi mica regalandole un pied-à-terre nel Peloponneso. E allora meglio guardarsi le interviste della Leosini, oppure sogniamoci il copione che solo Age e Scarpelli potevano tirar fuori da una tragicommedia made in San Babila come questa.