«E ora picchio duro», la seconda vita di Pierfrancesco Favino in "Senza nessuna pietà"

«E ora picchio duro», la seconda vita di Pierfrancesco Favino in "Senza nessuna pietà"
di Gloria Satta
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Sabato 2 Agosto 2014, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 19:40
L’opera prima Senza nessuna piet, un noir diretto dall’attore Michele Alahique, potrebbe essere tra le sorprese della Mostra di Venezia dove concorre nella sezione Orizzonti.

E, ulteriore sorpresa, c’è Pierfrancesco Favino: non solo è ingrassato di una ventina di chili per interpretare il protagonista, ma è anche il produttore del film. Quarantacinque anni il 24 agosto, Favino ha il ruolo di Mimmo, un capocantiere che di giorno costruisce case e di sera riscuote crediti per conto dello zio strozzino alla periferia di Roma, vale a dire spacca le ossa a chi non paga.



Ma la sua vita non edificante verrà rivoluzionata dopo l’incontro accidentale con Tania (è Greta Scarano, un’attrice che al Lido potrebbe avere la meritata consacrazione), una ragazza dal passato difficile che vuole fare la prostituta perché ha un disperato bisogno di soldi. Il film di Alhaique sarà nelle sale l’11 settembre. Intanto Favino, che agli impegni italiani alterna la carriera internazionale (dopo il kolossal World War Z interpretato accanto a Brad Pitt, ha girato la commedia franceseUne mère) e in attesa di sbarcare in tv nel ruolo di Ambrosoli, racconta la sua esperienza sul set di Senza nessuna pietà.Per la cronaca: finite le riprese ha perso i chili di troppo ed è tornato in perfetta forma, pronto a sfilare sul red carpet veneziano.



E’ stato traumatico ingrassase tanto per il film?

«No, per noi attori trasformare il corpo un funzione di un’interpretazione è un fatto di normale amministrazione. Il mio personaggio lavora duramente nei cantieri e punisce fisicamente, a suon di botte, chi sgarra. Doveva avere per forza una stazza massiccia».



Ce lo racconti meglio...

«Mimmo è un uomo che conosce solo il suo mondo dominato dalle regole del clan, giuste o sbagliate che siano. L’incontro forzato con Tania, con la quale all’inizio si troverà in contrasto, lo metterà di fronte a una scelta: rimanere nel sistema di potere al quale appartiene o ribellarsi e andare verso l’ignoto. E’ uno di quei personaggi che mi piacciono tanto: uomini costretti ad agire, incalzati dagli avvenimenti».



Perché ha voluto produrre il film?

«Non mi basta essere solo attore. Ho messo a disposizione la mia esperienza per dare spazio a una voce nuova. Alahique ha uno sguardo europeo, il suo è un debutto sorprendente. Inoltre il film ha il potere di portare con sé lo spettatore dall’inizio alla fine. E’ una di quelle storie vere che la gente vuole vedere, corrisponde alla mia idea di cinema».



Qual è?

«I film che preferisco hanno come protagoniste le persone, raccontano vicende umane. In Senza nessuna pietà c’è anche una storia d’amore non consueta, senza moralismi, in un contesto d’azione in cui i personaggi devono agire e hanno pochissimo tempo».



C’è differenza tra un set italiano e un kolossal hollywoodiano?

«Per me, nessuna. Non mi interessa il costo di un progetto. Puoi avere tutti i soldi che vuoi ma al primo posto viene sempre la storia. E se non funziona, il film è sbagliato».



Continuerà a fare il produttore?

«Sicuramente, c’è bisogno di rischio e non soltanto da parte dei produttori e dei distributori. Per aiutare il cinema italiano dobbiamo metterci in gioco anche noi attori famosi. E io continuerò a dare voce a chi vuole raccontare buone storie, destinate innanzitutto al pubblico».
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