Cannes, direttore festival contro Bondi:
«Inconcepibile, non era neppure invitato»

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Venerdì 14 Maggio 2010, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 23:58
dal nostro inviato Gloria Satta

CANNES (14 maggio) - Ressa, sala strapiena, commenti in tutte le lingue, tre minuti finali di applausi. Evento speciale di Cannes 2010, Draquila-l’Italia che trema scuote la Croisette. E scatena una nuova polemica. Thierry Frmaux, il direttore del Festival, andato gi duro contro il ministro Bondi che non venuto a Cannes in segno di protesta per il documentario di Sabina Guzzanti sul post-terremoto. Questo un bellissimo film e non avremmo potuto aver miglior aiuto da parte di un ministro che, boicottando il festival, ha fatto un buon lavoro per la stampa. Un festival, tra l’altro, al quale non era stato neppure invitato», ha detto Frémaux ieri sera in sala. «Troviamo inconcepibile questo atteggiamento verso la libertà di espressione mentre è importante che tutti i paesi la difendano».



In mattinata la stampa internazionale aveva applaudito Draquila e discusso a lungo sul documentario, in puro stile Michael Moore, firmato dalla Guzzanti. Con pareri intrecciati. «Film rigoroso, choccante. Queste cose rischiano di succedere anche da noi», dice una giornalista francese, dopo aver seguito il j’accuse contro la Protezione Civile, dipinta dalla regista come il braccio armato del progetto di «sperperare il denaro pubblico senza regole né controlli». Fa un altro giornalista: «Ma quali prove ha, la Guzzanti? Racconta solo pettegolezzi». Una coreana è entusiasta: «Propaganda: noi la conosciamo bene!». Il Guzzanti-day, mediaticamente parlando, è un successo.



E Sabina affronta la maratona in versione ultra-glamour, tubino rosso scollato, tacco dodici, trucco accurato. Ma senza rinunciare a menare fendenti. La diserzione di Bondi? «Provo una profondissima vergogna per l’immagine dell’Italia che viene esportata dal governo italiano». Un sorriso amaro: «Pensavo: se sono intelligenti, vedranno Draquila e non diranno niente. Poi, dopo la sparata contro il film, avevo pensato di mandare a Bondi una cassa di champagne per ringraziarlo della pubblicità che ci stava facendo. Ma persone esperte di comunicazione come lui, dalla condanna di Draquila trarranno comunque un vantaggio: impediranno ai sostenitori di Berlusconi di andare al cinema, insinueranno dubbi e sospetti sul mio lavoro. Pur di denigrarmi, mi hanno accusata di essere un’indemoniata!». (Bondi ha replicato da Roma: «Pubblicità? Si vedrà al botteghino»).



Ancora zampate. Berlusconi è il nemico di un Paese che, secondo la Guzzanti, era in crisi prima che si manifestasse la «deriva autoritaria», condotta «a colpi di propaganda violenta che non risparmia nemmeno i bambini dell’asilo, come si vede nel mio film». In questo clima, anche la cultura è sotto tiro, «ma bisogna darsi da fare, qualsiasi contributo può essere utile. Per mobilitarsi contro il governo, non è mai troppo tardi». Bertolaso? «Gli ho a più riprese chiesto un’intervista, lui me l’ha promesa ma poi si è sottratto. Oggi viene protetto. Se si dimettesse in seguito all’inchiesta anti-corruzione, il danno d’immagine per il governo sarebbe irreparabile». A Cannes, la Guzzanti parla di costituzione, democrazia, accusa ancora Berlusconi: «Se lui vuole la Repubblica presidenziale è un suo diritto, ma per averla non continui a inquinare il Parlamento con i suoi fisioterapisti e sovvertendo i principi costituzionali: questa si chiama eversione e colpo di Stato».



Pensa che il pubblico straniero, che ha già apprezzato Viva Zapatero, capirà Draquila? «Il deterioramento della democrazia interessa tutti i Paesi occidentali». Se la paragonano a Michael Moore, Sabina non si tira indietro: «Ci stimiamo, siamo amici e Moore mi ha messo nel direttivo del suo festival nel Michigan». Cosa prepara? «Un film su cosa resta della sinistra, sul ruolo degli intellettuali italiani». C’è da scommettere che, anche questa volta, non ci andrà leggera.



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