Roma, il boom del geocaching: in sei milioni per la caccia globale al tesoro che ha fatto scattare l'allarme all'aeroporto di Fiumicino

Roma, il boom del geocaching: in sei milioni per la caccia globale al tesoro che ha fatto scattare l'allarme all'aeroporto di Fiumicino
di Marco De Risi e Maria Lombardi
4 Minuti di Lettura
Domenica 17 Aprile 2016, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 13:41

Aeroporto di Fiumicino, l'ingresso del T3 è a poche decine di metri. C'è un tipo con lo zainetto rosso, solleva un tombino e se ne va. È la seconda volta che lo fa. Media statura, biondino, sembra uno slavo. Subito in azione le pattuglie, bisogna individuare il tombino e controllare se quell'individuo sospetto ha lasciato qualcosa. Ecco sì, ha nascosto un contenitore cilindrico di metallo, non si capisce cosa è. Potrebbe essere una bomba. Allerta massima, decine di poliziotti lì intorno per bloccare la zona, piombano gli artificieri per esaminare con il robot il cilindro. Lunghi momenti di tensione. Non è niente di pericoloso, si tratta di un cache, un contenitore che qualcuno ha nascosto e altri giocatori a cui vengono date le coordinate su internet devono trovare. La caccia al tesoro 2.0 fa scattare l'allarme terrorismo a Fiumicinio, il “geocaching” - così si chiama il gioco che appassiona sei milioni di persone al mondo - fa tremare per qualche minuto lo scalo super controllato dopo l'attentato di Bruxelles, dove le misure di sicurezza sono elevatissime.

LE SEGNALAZIONI
La prima alle 9 di ieri mattina. Nel parcheggio davanti all'ingresso del terminal 3, a pochi metri dalla fermata del bus, un uomo magro con i capelli a spazzola e uno zainetto sulle spalle si aggira intorno a un tombino, si avvicina e lo controlla. Poi si allontana. La stessa scena si ripete qualche ora dopo, alle 15. Sempre lui, questa volta si china sul tombino e lo solleva, sembra tirare fuori qualcosa dallo zainetto. Richiude la grata e si dilegua. Quando arrivano gli agenti non c'è più. Trovano il cilindro di metallo che potrebbe far pensare a un ordigno. Tutta l'area presidiata, gli artificieri azionano il piccolo robot per aprire il contenitore, spruzzano l'isolante. Dentro c'è un taccuino giallo con su scritto «Geocaching logbook» e una penna, tra le pagine una serie di indicazioni incomprensibili: date e luoghi tra cui Lesbo, Austria. E poi ringraziamenti, «thank you with regards», frasi in varie lingue tra cui francese e cecoslovacco. Saluti e segnali che si scambiano sul taccuino nascosto nel contenitore i giocatori della caccia al tesoro globale. Il biondino con lo zaino dopo un primo sopralluogo nel parcheggio ha individuato un nascondiglio per il cilindro. E poi è tornato lì per lasciarlo in modo che altri giocatori potessero trovarlo. Adesso gli agenti sono alla ricerca dello sconosciuto che ha fatto scattare l'allarme in aeroporto.
 


A intervenire subito dopo la segnalazione sono stati gli agenti del reparto prevenzioni e crimine della polizia. Un reparto potenziato negli ultimi tempi dal questore per rinforzare le misure di sicurezza negli aeroporti ma anche in città e che affianca le volanti nei servizi di controllo.
L'allarme è subito rientrato, nessuna bomba. Era solo un gioco. «Il geocaching una caccia al tesoro che si svolge nel mondo reale, ma che si avvale delle nuove tecnologie», spiegano gli esperti. Il meccanismo, nato nel 2000 e ora in pieno boom, è semplice, alcune persone, o gruppi, nascondono dei contenitori, detti geocache o più comunemente cache, e poi caricano le coordinate del nascondiglio sul web. Tramite questi siti altri geocacher, così si definiscono i giocatori, utilizzano i dati caricati per trovare queste scatole nascoste con un ricevitore gps.
Potrebbe sembrare facile trovare un oggetto avendo le coordinate ma non lo è. Intanto perché i localizzatori hanno un margine di errore che va dai 3 ai 10 metri e poi perché il giocatore farà di tutto per nascondere bene il cache.
LE REGOLE
 
All'interno di solito si trova un logbook, un taccuino o anche solo un semplice foglietto di carta in cui i vari cercatori che trovano il cache possono mettere una firma e magari lasciare un commento. Proprio come quello custodito nel cilindro che il giocatore ha nascosto nel tombino a Fiumicino. I cache vengono lasciati in luoghi particolarmente belli, ma anche sotto le panchine, nelle crepe dei muri, nei boschi. Sei milioni di persone al mondo inseguono le coordinate a caccia delle scatole segrete. I geocacher si sentono di far parte di un mondo parallelo che pochi conoscono, non a caso chiamano ”babbani” tutti coloro che ignorano la caccia al tesoro che attraversa il mondo e che ieri ha messo in allarme Fiumicino.
 

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