Ikea, addio al fondatore Ingvar Kamprad: aveva 91 anni, era nella top ten dei Paperoni

Ikea, addio al fondatore Ingvar Kamprad: aveva 91 anni, era nella top ten dei Paperoni
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Gennaio 2018, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 10:09

Il fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad, è morto all'età di 91 anni: lo ha reso noto lo stesso gruppo sul suo sito Internet.
Kamprad era nato nella città di Småland, nel sud della Svezia, nel 1926, e si è spento
«serenamente» nella sua casa nella stessa città. Fondò Ikea a soli 17 anni.
 

 

«Siamo profondamente addolorati dalla scomparsa di Ingvar - ha detto il ceo e presidente di Inter Ikea Group, Torbjörn Lööf - Ricorderemo la sua dedizione e il suo impegno nello stare sempre dalla parte della collettività. Non ha mai mollato, cercando sempre di migliorare e di dare l'esempio». Kamprad aveva lasciato tutte le cariche operative nel gruppo nel 1988, ma aveva continuato a collaborare come consulente senior.

 Dalle vendite porta a porta da ragazzino ai legami con il nazismo, Kamprad entra nel novero dei Paperon dè Paperoni mondiali, posizionandosi nel 2007 al settimo posto della graduatoria della rivista americana Forbes con un patrimonio di 33 miliardi di dollari. Sin da giovanissimo con il fiuto per il business, Kamprad vende fiammiferi in bici ai vicini di casa, ma anche semi per il giardino e penne, finché a soli 17 anni (nel 1943) fonda l Ikea, il cui nome altro non è che l'acronimo del nome e cognome del suo patron, più la E di Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove è cresciuto, e Agunnaryd, un piccolo villaggio nella provincia di Smaland.

Dislessico, secondo quanto dice la sorella in un'intervista a Quarz, Kamprad ha attribuito nomi svedesi (impronunciabili a molti) ai suoi mobili per superare la tipica difficoltà a ricordare numeri: da qui l'origine dei divani Friheten, Holmsund o il famoso Ektorp, o gli scaffali Tomnas, tra gli altri. Rivelazioni shock rese pubbliche negli anni Novanta gettano un'ombra oscura sul patron Ikea che ammette giovane di aver aderito a gruppi filo nazisti svedesi.

«Il più grande errore della mia vita» dice per stigmatizzare le scelte del passato, ma nel 2011 un libro denuncia l'imprenditore di simpatie con il nazismo ben più profonde di quanto lui stesso avesse ammesso nonché recenti legami con movimenti dell'ultra destra svedese. Nel settembre 2012 lascia la guida della multinazionale dei mobili in favore dei suoi tre figli: Peter, Jonas e Mathias. Presente in modo capillare in tutto il mondo, il mondo Ikea non è però luminoso come appare nei suoi cataloghi: negli anni il gruppo ha pesantemente delocalizzato la produzione in Cina e in altri paesi asiatici macchiandosi di dumping sociale ai danni di lavoratori sottopagati e senza alcuna protezione sindacale. Leader dell'arredamento a basso costo, l'azienda ha oggi 190 mila dipendenti e un giro d'affari annuale di 38 miliardi di euro. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA