Quei popoli in cerca di Stato: Scozia e Catalogna si preparano al referendum

Sean Connery
di Marco Ventura
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Sabato 2 Agosto 2014, 13:14
Il mondo nella versione cinematografica ma non irrealistica, del texano Wes Anderson, il regista di “Grand Budapest Hotel”. Il mondo di oggi, con le sue immaginarie (ma non troppo) Repubbliche di Zubrowka, in Europa e altrove: frontiere fluide, rimodellate dalle avventure della storia e dall’intrico delle appartenenze. Nuovi Stati vedono o tentano di vedere la luce. E Stati di fatto, popoli e mezzi popoli, ambiscono all’indipendenza: pacificamente, con referendum condivisi dalla “bambolina russa” che li contiene, come gli scozzesi che decideranno sul distacco dal Regno Unito (ironia dei nomi) il 18 settembre. O in modo controverso e rischioso come i catalani, che sfideranno nelle urne il governo di Madrid il 9 novembre. Altri guardano all’indipendenza col binocolo: Nuova Caledonia, Sahara Occidentale, Bougainville. Altri sono già Stati, con governi e istituzioni, ma non riconosciuti e in guerra, come il Somaliland nel Corno d’Africa, o il Kurdistan iracheno che vede oggi nell’avanzata del nemico islamista dell’Isis, col suo Califfato da incubo, l’opportunità politica di proclamarsi indipendente sfruttando la distrazione dei potenti vicini (Turchia, Iran e Siria). Infine, c’è la mappa polverizzata di neo-Stati come il Sud-Sudan, conclamati ma instabili, che implorano via fax a tutto il mondo di aprire ambasciate (Abcasia, Ossezia, Transnistria). E ci sono regioni scosse da movimenti irredentisti disarmati (ma anche no) specialmente in Europa (Paesi Baschi, Corsica, Fiandre, Irlanda del Nord, Kosovo…) e in Asia (Cecenia, Tibet, Kashmir). Poi in America, Africa, perfino in Groenlandia che affida la sua politica estera e di difesa alla Danimarca, da cui gli Inuit vogliono emanciparsi. Vale per tutti il motto dello storico francese Fustel de Coulanges: «La patria è ciò che si ama». Era il 1870.



LOCH NESS&PETROLIO

“Sinistri” e alternativi, gli scozzesi governati da Alex Salmond abitano un Paese affascinante, colto, ricco di storia, disegnato dal Vallo di Adriano e proteso verso il grande Nord, con panorami mozzafiato che hanno offerto il set ideale all’ultimo 007 e a Harry Potter. Ma la Scozia non è solo la patria pittoresca del mostro di Loch Ness, della bandiera di Sant’Andrea e del kit. È anche il Paese del petrolio, del gas, del whisky. E di Edimburgo. I due nodi: l’uscita dalla Sterlina, inevitabile, e l’ingresso nell’Unione Europea, non scontato. I sondaggi danno vincenti gli unionisti (55 per cento), ma al cuore non si comanda. Specie se il voto diventa voto di protesta. Forse Obama ha dato agli unionisti il “bacio della morte”, dicendo di volere la Scozia nel Regno Unito.



LA CITTÀ DI GAUDÌ

Il “sì” all’indipendenza catalana sarebbe un atto di rottura dal governo di Madrid pressato da spinte separatiste anche ma non solo nei Paesi Baschi (che rialzano la testa). Barcellona è il motore economico della Spagna. Il partito indipendentista moderato di Arturo Mas è, anche nel nome, una “convergenza” tra progressisti e conservatori, in sintonia con le spinte secessioniste della sinistra di “Esquerra Repubblicana” e di verdi e anti-capitalisti. La Catalogna contribuisce per più di un quinto al PIL spagnolo e la capitale, Barcellona, simboleggiata dalla fantasiosa architettura di Gaudi, guarda all’Onu più che alla Ue.



A SUD DEL MAROCCO

Ex colonia spagnola a Sud del Marocco, ma vasta come il Marocco con i suoi 266 mila km quadrati per lo più desertici e mezzo milione di abitanti, meno di 2 al km quadrato, aggrappati all’economia dei fosfati. Alle spalle la pluridecennale guerra ibernata tra l’esercito degli occupanti marocchini e l’indipendentista “Fronte Polisario” che nell’86 proclamò la Repubblica democratica araba Sahrawi (RADS), dall’84 membro dell’Unione africana. Due monete: la peseta sahrawi e il dirham marocchino. Accettata da circa 80 Stati, la RADS vuole il referendum in 2-3 anni. Ottantamila gli elettori.



LA REGIONE DEL NICHEL

Agricoltura, turismo. E miniere. L’indipendenza respinta negli anni ’80 con un referendum. La Nuova Caledonia è ricca e vorrebbe emanciparsi dalla Francia. Un referendum è previsto entro il 2018. L’esca francese, i sussidi. L’aspirazione all’indipendenza, alla stregua di altre ex colonie. I 250mila neocaledoniani, cristiani, a 1500 km dall’Australia nel Pacifico, hanno una seconda religione: il nichel, fonte del loro benessere.



I BAMBÙ DELLA PAPUASIA

Un nome floreale per una storia tragica. L’autonomia grazie a un conflitto che ha sparso il sangue di 20mila vittime su neanche 150mila abitanti, e un armistizio “permanente” nel 2001, in vista del referendum. Bouganville, una delle isole maggiori delle Salomone, Sud-Est del Pacifico, lotta per staccarsi dalla Papua Nuova Guinea. Vulcanica, soggetta a terremoti, ha la più vasta foresta di bambù della Papuasia.



IL BALUARDO

L’ironia della sorte, sottolinea il “Boston Globe” autore di una guida ai nuovi Stati, è che lo Stato “che non c’è” è stato negli ultimi anni il più stabile del Medio Oriente. Ricco di petrolio, si autogoverna e presidia le sue “frontiere”. Ha un’identità forte ed è tollerante. Baluardo contro il Califfato.
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